Nel libro i “Duellanti” scritto da Joseph Conrad si narrano le vicende dell’aristocratico D’Hubert e dell’impetuoso Feraud, nel romanzo il primo ha la meglio sul secondo ma salvandogli la vita lo dichiara “prigioniero sulla parola” ma la riconciliazione non avverrà mai. Questa sfida del 2021 mette di fronte due duellanti politici Giuseppe Conte e Matteo Renzi, due persone dal carattere opposto esattamente come i duellanti di Conrad. Nel buio di questa assurda crisi politica senza oggetto e senza obiettivi sono arrivate le dimissioni delle due ministre di Italia Viva e così l’unica luce in fondo al tunnel resta la volontà di Renzi a non rompere con questa maggioranza e il primo passo è l’approvazione del Recovery Plan da parte del governo. Un risultato che però non ha sminato frizioni e tensioni ed inoltre non basta il consiglio dei ministri dal momento che una crisi di governo blocca l’iter del provvedimento in Parlamento mettendo a rischio i miliardi previsti dall’Europa. C’è però un di più, si sta assistendo da settimane ad una crisi da Prima Repubblica, senza l’abilità e lo spessore degli uomini della Prima Repubblica. Con attori confusi e pasticciati: la differenza che c’è tra i protagonisti di un reality e una grande serie ben scritta e con interpreti all’altezza. Oltre quarant’anni fa, nel luglio 1979, il presidente della Repubblica Sandro Pertini affidò l’incarico di formare il nuovo governo a Bettino Craxi, il primo socialista a ricevere il mandato nella storia d’Italia. Il segretario del Psi avviò le consultazioni, poi fu costretto a rinunciare di fronte al veto della Dc. E sintetizzò la crisi con una specie di parabola: «In un paese lontano, si cercava di combinare un matrimonio tra un ricco possidente e una giovane di famiglia modesta. Il ricco possidente andò a fra visita alla famiglia della giovane di cui gli decantarono le virtù. Ma il possidente non si accontentò: chiese di vedere la ragazza nuda. Con le dovute cautele e in presenza della madre della ragazza, la candidata sposa fu denudata. Il possidente le guardò attentamente. Poi disse: “Non mi piace il naso”. Quest’aneddoto recuperato dal direttore dell’Espresso Marco Damilano rende bene l’idea del negoziato in corso, una diffidenza reciproca tra Conte e Renzi, nessuno dei due si fida dell’altro. In questa strana crisi sono tornate parole che in realtà non sono mai scomparse, una su tutte è “verifica” che quando Renzi stava a Palazzo Chigi definiva un rito da Prima Repubblica ed invece, in un Parlamento che non si è mai aperto come una “scatoletta di tonno” (infelice espressione grillina), è tornata di moda. Il punto forse più vero di tutta questa vicenda sta esattamente in questo, una legislatura che si apre all’insegna della novità con la travolgente vittoria dei Cinque Stelle e che si è via via instradata all’insegna di riti autoreferenziali, di giochi di palazzo, di polemiche tra ceto politico. Tutto quello gettato apparentemente via dalla porta è rientrato dalla finestra e così la vera novità di questa crisi è che percepita dall’opinione pubblica come una separazione dalla realtà che è fatta di crisi sanitaria ed economica. L’Italia vive un momento drammatico nel mezzo di una situazione di confusione istituzionale senza precedenti. A dar voce a questo sentimento di sconcerto è soprattutto il Capo dello Stato preoccupato perché il Paese non comprende una crisi politica nel mezzo di una terribile tragedia. Nonostante gli appelli alla responsabilità i punti di divergenza tra renziani da una parte, Pd, Cinque Stelle e Leu dall’altra aumentano e non diminuiscono eppure nessuno si è spinto così avanti nella rottura definitiva, vedremo se i cocci rotti si possono faticosamente ancora ricomporre.
di Andrea Covotta
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