«Il Recovery Plan opportunità per l’Irpinia solo se la responsabilità dei progetti di sviluppo sarà collettiva. Il Pd? Serve un congresso vero con la più ampia partecipazione possibile. Gli eletti hanno il compito di tracciare il futuro del partito e delle sue proposte per il territorio». Rosanna Repole, consigliera provinciale dei dem, a tutto campo su congresso, elezioni provinciali e crisi economica.
Il Governo è ad un passo dalla crisi, a livello locale la politica non batte un colpo rispetto all’emergenza economica. Che spettacolo è per il Paese?
«Non bello certamente, e chi si ostina a dire che va tutto bene sbaglia. In questo momento assolutamente difficile per il nostro Paese, da Roma in giù bisogna avere un alto senso di responsabilità istituzionale. Crisi e fibrillazioni politiche a qualsiasi livello non aiutano, c’è bisogno di coesione, cooperazione e solidarietà. Poi, superato quanto prima e al meglio questo momento, è giusto che ognuno faccia le proprie recriminazioni, faccia valere le proprie idee e proposte anche alternative. Ma dividersi ora significa non fare il bene del Paese tantomeno dell’Irpinia».
Il Recovery Plan, parallelamente alle preoccupazioni per una terza ondata, va programmato quanto prima. Può rappresentare un’opportunità reale anche per le aree interne?
In Irpinia la crisi, come nel resto delle zone interne, morde ancora di più che in altri posti. Qui abbiamo un compito più arduo e difficile perché a fattori cronici come lo spopolamento e la desertificazione dei nostri paesi, oggi si aggiunge una crisi economica enorme che mette in difficoltà non solo i giovani, già il tasso di disoccupazione giovanile è altissimo, ma anche gli adulti. Il recovery plan rappresenta una grande opportunità, bisogna crederci perché può rappresentare un momento di nuovo Rinascimento del nostro Paese all’interno dello scenario europeo, e della nostra provincia in quello nazionale. Non si può perdere questo treno, ma va compresa una cosa: il processo di cambiamento e la progettualità che ci chiede l’Europa, non possono prescindere da momenti di ampio confronto tra le parti. Bene ha fatto l’associazione “Controvento” a richiamare tutti ad una presa di responsabilità collettiva. Oggi ogni processo di sviluppo e crescita ha valore solo se punta su partecipazione e coinvolgimento. I tempi sono stretti, entro aprile vanno presentati progetti, ma bisogna organizzare momenti di confronto tra forze sociali, organizzazioni datoriali, associazioni e partiti politici per recuperare una sana relazione con le nostre comunità, che è fondamentale per poter ricominciare».
I partiti però, compreso il Pd, sembrano abbastanza silenti in questa fase. Il congresso provinciale può rappresentare il punto di ripartenza?
«Dobbiamo avere l’onestà di dire che da anni il Partito democratico irpino si impegna ad ogni scadenza elettorale per poi restare impelagato nelle sue dispute interne senza mai riuscire a discutere a sufficienza di quello che serve al territorio, e non lo sta facendo neanche adesso. Un congresso serio non può che basarsi su una discussione sui temi del Recovery Plan, ma bisogna lavorare affinché la partecipazione all’appuntamento sia la più ampia possibile. Non sono tra quelli che si stracciano le vesti perché i tempi di convocazione del congresso sono vicini, ma continuo a ritenere opportuno dare a tutti la possibilità di partecipare anche alla luce del fatto che, come ribadito dai livelli nazionali, il tesseramento si conclude a marzo quindi c’è la possibilità di allargare la platea. Ma, a prescindere da quando e come si celebrerà il congresso, l’importante è che non si arrivi all’ennesima conta dei numeri interni, ma ci sia una possibilità di dibattito su cui costruire eventuali unità di intenti per guidare il partito».
Sul dibattito congressuale peserà l’imminente scadenza delle elezioni dei consiglieri provinciali?
«E’ giusto che un partito si occupi anche di questo, sarebbe stato opportuno magari che a via Tagliamento noi consiglieri provinciali fossimo convocati un po’ più spesso in modo da poter raccontare e illustrare il lavoro che stavamo portando avanti in Provincia. Personalmente ho ricevuto non più di due inviti, peccato perché sarebbe stata un’occasione di confronto utile al partito per potersi preparare al meglio al nuovo appuntamento elettorale. Sarebbe altrettanto triste se tutta la discussione sulle provinciali si riducesse alla presentazione di una lista di bandiera: sarebbe un percorso assolutamente limitato che non avrebbe senso portare avanti. In questo momento non bisogna sfuggire a nessuna occasione di confronto e un partito, quale è il Pd, che si vanta di aver ottenuto risultati straordinari alle elezioni regionali non può che farsi carico di quanto sta accadendo fuori dalle sue mura. Al netto delle differenze tra chi rappresenta il partito nelle istituzioni e chi lo dirige, in questo momento il compito di tracciare la strada sta nelle mani di chi è stato eletto che deve assumersi la responsabilità del partito».
Dopo il rinnovo del consiglio, toccherà eleggere il presidente della Provincia. I nomi di centro sinistra in campo per ora sono quelli dei sindaci Festa e Franza. Cosa ne pensa?
«Ogni aspirazione è legittima e corretta. Credo che bisogna tenere conto del lavoro importante fatto in questi anni che non è di poco conto, non solo su quelle che sono le deleghe e le funzioni affidate all’ente come ambiente e scuole, ma anche sulla promozione del territorio e della cultura che abbiamo portato avanti creando la Fondazione sistema Irpinia. Un partito che si rispetti quando deve prendere delle decisioni si siede al tavolo, da costruire tenendo conto delle alleanze politiche che ci sono a livello nazionale e regionale, e lì ha il dovere di proporre una propria candidatura di servizio».