Ricciardi (Pd), ultima tragedia dell’emigrazione italiana

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“Lunedì 30 agosto 1965 una valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio seppellì 88 dei lavoratori impegnati nella costruzione della diga in terra più grande d’Europa. Di questi, 56 erano italiani. Come a Marcinelle, la tragedia determinò un momento di cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. La catastrofe suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro”.

Lo dichiara in una nota Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. “Erano gli anni nei quali l’emigrazione – prosegue – si andava progressivamente meridionalizzando. L’Appennino iniziava la sua lenta e irreversibile desertificazione.

Dall’Irpinia all’Abruzzo, dalla Sila alle coste salentine, il Mezzogiorno si svuotava senza sosta, mentre la piccola Svizzera accoglieva da sola quasi il 50% dell’intero flusso migratorio italiano: più di 2 milioni e mezzo di persone, dall’immediato secondo dopoguerra e fino agli anni Ottanta. Molte furono impegnate nella costruzione di grandi opere, come la diga di Mattmark”.



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