Dalle lacune sulla tipologia del servizio alla creazione dei Sub Ambiti Distrettuali. Dalla individuazione delle aree per la realizzazione degli impianti agli investimenti per la costruzione o manutenzione degli stessi. E soprattutto un no al biodigestore a Chianche. E’ un dettagliato elenco di osservazioni quello che il comune di Grottaminarda ha fatto pervenire all’Ato Rifiuti con una lettera che il sindaco Angelo Cobino ha indirizzato al Presidente dell’Ente d’Ambito Valentino Tropeano e al vicegovernatore Fulvio Bonavitacola. Il sindaco della città ufitana ha inteso cosi dare il suo contributo allo studio di fattibilità tecnico.economica che l’Ato ha inviato ai Comuni perché lo esaminassero, proponendo modifiche e correzioni. Dopo le considerazioni di carattere generale la lettera entra nel dettaglio partendo dalle «modalità organizzative e gestionali del servizio». Secondo Cobino «lo Studio di fattibilità tecnico – economica non prevede, contrariamente a quanto disposto dalla legge regionale citata, le modalità organizzative e gestionali del servizio integrato ma si limita ad effettuare, in modo oltremodo “sintetico”, le tre diverse tipologie di affidamento costituite dall’esternalizzazione del servizio, dal Partenariato Pubblico-Privato (da perseguire, eventualmente, nella forma di una società mista pubblico – privata evidentemente non ancora esistente) e dall’affidamento diretto (c.d. in house, astrattamente contemplato nonostante sia ben noto che l’ATO non ha costituito, sino ad oggi, alcuna società sottoposta al proprio controllo analogo)». C’è soltanto, nello studio, una elencazione, in via teorica delle tre ipotesi possibili senza far riferimento a quella che sarà prescelta. E questo, aggiunge Cobino, è in contrasto con la normativa regionale che prevede espressamente la necessità di una relazione nella quale si deve dar conto “delle ragioni e della sussistenza dei requisiti previsti dall’ordinamento europeo per la forma di affidamento prescelta e che definisce i contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico e servizio universale, indicando le compensazioni economiche se previste”. Tutto ciò – scrive il sindaco di Grottaminarda – allo stato non c’è nello studio di fattibilità. Non solo. « Molte asserzioni presenti nello Studio di fattibilità tecnico – economica con riferimento alla apparente preferenza per uno piuttosto che per l’altro modello di gestione, inoltre, sembrano riferite – afferma – a giudizi di valore che non paiono adeguatamente supportati da dati tecnici, scientifici, economici e finanziarie che, dunque, risultano del tutto indeterminate ed indimostrate nel proprio contenuto. Occorre rilevare, inoltre, che lo Studio di fattibilità tecnico – economica difetta totalmente dell’articolazione del piano economico finanziario e non espone i presumibili costi del servizio che sarebbero posti a carico degli Enti comunali. Tale carenza non consente ai Comuni aderenti all’Ente d’Ambito di conoscere e valutare l’impatto tariffario dei diversi investimenti necessari per garantire la corretta esecuzione del servizio né permette di configurare le ricadute economiche che essi hanno per i cittadini». Particolarmente importante è l’aspetto che riguarda l’ubicazione dell’impianto di compostaggio. Da Cobino arriva un deciso no a Chianche, ipotesi prevista nello studio di fattibilità, ma oramai «anacronistica, in quanto non tiene conto delle criticità connesse alla localizzazione di tale impianto nella Valle del Sabato e della formulazione di altre proposte funzionali ad accogliere l’impianto in questione». Peraltro la scelta di Chianche si pone in maniera «contraddittoria rispetto alla dichiarata volontà dell’Ente d’Ambito di nominare una commissione tecnica per la scelta del sito ove localizzare il nuovo impianto di compostaggio provinciale», prevista con una delibera che smentisce «palesemente» l’indicazione di Chianche. Viene inoltre rilevata la mancanza di accenni alla possibile suddivisione di un territorio comunque articolato in Sub Ambiti Distrettuali e non si fa riferimento, se non in termini generali, alle capacità dei singoli comuni alle «modalità organizzative per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti, di preparazione per il riutilizzo e di raccolta differenziata e di effettivo riciclo». Un aspetto rilevante è quello economico in particolare per quel che concerne l’individuazione della tariffa. Allo stato, scrive Cobino, questa operazione è impossibile in quanto lo studio «non contempla i corrispettivi dei servizi riferiti ai diversi segmenti della gestione integrata dei rifiuti». C’è poi da rilevare una mera descrizione degli impianti presenti (comunque non sufficienti a completare il ciclo) e non uno studio di fattibilità redatto in base al piano regionale, cosi come non si rileva la necessità, prevista dalla legge regionale, della realizzazione «nei Comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti, di almeno una stazione ecologica attrezzata per il deposito temporaneo delle frazioni differenziate dei rifiuti solidi urbani». E allo stesso modo non viene previsto «nei Comuni con popolazione superiore a 25.000 abitanti, di almeno un Centro integrato per il riutilizzo ottimale dei beni durevoli», anche questo previsto dalla legge regionale. Infine l’aspetto relativo al personale dove il sindaco di Grottaminarda evidenzia altre due lacune: quella relativa alla «ricognizione delle risorse umane e dei soggetti impegnati nella gestione dei rifiuti nei territori di competenza» e l’altra che fa riferimento al «piano d’impatto occupazionale». Il sindaco di Grottaminarda ha sollecitato la convocazione dell’assemblea dei sindaci per avviare la discussione che adesso sembra davvero necessaria.