Un errore, la strada dell’autonomia. Il Comune di Avellino bandisce la gara per la costituzione della società senza attendere i pareri dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e della Corte dei Conti, che non sono menzionati nei documenti riportati sull’albo pretorio.
Il consigliere comunale Francesco Iandolo, capogruppo di App, è chiaro quando irrompe sulle scelte che si stanno per compiere sul servizio dei rifiuti. Ed entra nello specifico, quando dice: «Il Testo Unico sulle società a partecipazione pubblica, infatti, il Dlgs 175/2016 all’art. 5 comma 3 recita: “L’amministrazione invia l’atto deliberativo di costituzione della società o di acquisizione della partecipazione diretta o indiretta all’Autorità garante della concorrenza e del mercato […] e alla Corte dei conti, che delibera, entro il termine di sessanta giorni dal ricevimento, in ordine alla conformità dell’atto […] con particolare riguardo alla sostenibilità finanziaria e alla compatibilità della scelta con i princìpi di efficienza, di efficacia e di economicità dell’azione amministrativa. Qualora la Corte non si pronunci entro il termine di cui al primo periodo, l’amministrazione può procedere alla costituzione della società o all’acquisto della partecipazione di cui al presente articolo».
L’atto deliberativo di costituzione è stato votato a maggioranza solo il 23 dicembre 2022 e a maggior ragione che il Comune di Avellino si tratta di un ente strutturalmente deficitario sarebbe stato prudente attendere il pronunciamento degli enti preposti per procedere con il bando per la ricerca del socio privato, ricorda Iandolo, che considera un errore la strada dell’autonomia rispetto a un ciclo provinciale dei rifiuti che si indebolisce.
Giudica tardivo l’allarme dell’osservatorio regionale sui rifiuti. «Ma quello che più ci preoccupa è che se questo è il modus operandi della nuova società non c’è da stare tranquilli.
Invece di far valere il peso del Comune di Avellino per condizionare positivamente la qualità del servizio si vuole far da soli – egoisticamente – mettendo in pericolo persino i livelli occupazionali su scala provinciale.”
Si continua a dire – e conclude- che questa scelta farà risparmiare il 15% ai cittadini senza dire che la tariffa la stabilisce l’ATO e non l’amministrazione comunale – conclude Iandolo – A pagare questa GRANDE approssimazione che costerà 150 milioni di euro in 15 anni saranno ancora una volta i cittadini senza garanzie e senza regole chiare sulla gestione».
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