di Stefano Carluccio
Paolo Ficco, presidente nazionale del Sindacato Autonomo Urgenza Emergenza Sanitaria (Saues), commenta positivamente le recenti misure adottate per migliorare la sicurezza del personale medico e infermieristico, ma mette in guardia: senza un intervento strutturale e una riorganizzazione del sistema sanitario, sarà difficile affrontare in modo efficace il problema delle aggressioni nei pronto soccorso.
Ficco sottolinea come iniziative come l’installazione di pulsanti anti-aggressione e la creazione di una “camera calda” all’ingresso del pronto soccorso, come avvenuto al Cto di Napoli, rappresentino passi positivi verso la protezione degli operatori sanitari. “Queste misure sono fondamentali per garantire la sicurezza e l’efficienza operativa, specialmente in una struttura di eccellenza come quella del Cto di Napoli,” afferma Ficco.
Tuttavia, il presidente del Saues insiste sulla necessità di interventi più ampi e strutturali. “È fondamentale una riorganizzazione completa del sistema Territorio-Ospedale. Senza un adeguato investimento nella medicina territoriale, sarà difficile risolvere il problema delle aggressioni e delle difficoltà operative,” avverte Ficco, ricordando che la maggior parte delle aggressioni nei pronto soccorso coinvolgono pazienti con codici di minore gravità o i loro familiari.
Secondo Ficco, uno degli aspetti cruciali da affrontare è la demedicalizzazione del servizio 118, permettendo ai medici di intervenire a domicilio per la cura della maggior parte dei pazienti. Questo alleggerirebbe il carico di lavoro nei pronto soccorso e ridurrebbe la pressione sugli operatori, con benefici anche sulla sicurezza. “Servono misure concrete per ridurre il sovraccarico del pronto soccorso, in attesa di una riforma strutturale che ridisegni il sistema sanitario in modo più efficiente,” conclude Ficco, chiedendo un intervento urgente e mirato per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari e garantire una risposta adeguata alle esigenze dei pazienti.
In sintesi, Ficco ribadisce che, sebbene le misure di sicurezza adottate siano un passo nella giusta direzione, è imprescindibile una riforma complessiva del sistema sanitario, con un focus particolare sulla medicina territoriale, per affrontare in modo efficace il fenomeno delle aggressioni e garantire un’assistenza sanitaria più sicura e accessibile per tutti.