Riparte il 3 luglio la scuola di tombolo di Santa Paolina, dedicata all’arte del ricamo realizzato a mano, con l’obiettivo di salvaguardare una tradizione che rischia di scomparire. Di qui l’importanza di trasmetterne i segreti alle nuove generazioni. In prima linea le donne di Santa Paolina, le antiche pizzillare. Si parte dalla “foglia d’uva”, tra le lavorazioni più difficili al mondo, un pizzo che segue motivi e linee vegetali, a forma, appunto, di foglia d’uva. Per arrivare alla “spina di pesce”, che ricorda con le sue diramazioni la colonna vertebrale dell’animale. I disegni e il numero di fuselli cambiano secondo la tecnica che si vuole utilizzare. In passato la lavorazione era diffusa in molte famiglie e le “pizzillare” così vengono chiamate tuttora le donne che lavorano il tombolo integravano il reddito familiare con le produzione e vendita di autentici capolavori quali le coperte di foglia d’uva, di spina di pesce, di trina oppure con i pizzi anrichi che portano anche i nomi nel dialetto locale quali la mennola, a via nova, a centra e iallo ed altri ancora. A tenere le lezioni, presso la sede della pro loco, le maestre Berardina Spinelli e Fiorella Egidio e la pro loco.
Le prime notizie documentate sui lavori di tombolo risalgono al documento dell’inventario delle Cose Mobili Sacre e non sacre della confraternita del SS. Rosario di Santa Paolina risalente all’anno 1689. In questo inventario si riporta che, l’altare della confraternita del Rosario ha in dotazione delle tovaglie di tela con pizzillo, ricevute in regalo; una croce di legno colorita con finimenti d’oro; quattro candelieri consimili; tre tabelle di legno dipinte con finimenti in oro (una della Gloria, una del Cenabo e l’altra dell’ultimo Vangelo); quattro frasche di fiori; due sopratovaglie di tela con pizzilli e cose varie.
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