ripartire dall’impegno per restituire speranza ai territori – Corriere dell’Irpinia

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Si fa riflessione sull’impegno sociale come occasione di riscatto di una comunità, come unico modo per reagire e non voltarsi dall’altra parte. il romanzo di Titti Marrone “Primammore”, presentato ieri pomeriggio alla libreria Mondadori. “E’ un romanzo – spiega Marrone, sollecitata dalle domande di Biancamaria Palladino – che attraversa due primi amori. Il primo è quello più tremendo su cui si apre il libro, è la violenza compiuta su una bambina vittima di un pedofilo scagliata giù da un balcone, alla periferia di Napoli. Il riferimento è a una delle peggiori storie di cronaca che diventa spunto per raccontare la realtà napoletana ma potrebbe rappresentare qualsiasi luogo. Una società intrisa da una ideologia patriarcale che trovano terreno anche in quelle che dovevano essere le lotte sociali”. Spiega come “Il primo amore è anche l’impegno sociale civile che Costanza, la maestra della bambina, ha conosciuto nella sua giovinezza, dalla Mensa dai bambini proletari ai Maestri di strada, nella convinzione di poter trasformare la città, a partire dalle periferie. Un impegno che apre la strada alla speranza in un romanzo pieno di elementi perturbanti”. Una storia che si affianca a quella di Marco, giornalista  figlio di Costanza, che fa fatica a raccontare una storia così terribile. Anche se Marrone ci ricorda come “E’ ancora lunga la strada per liberarsi dalle scorie del patriarcato che spesso si riversa contro le creature più inermi”. Sottolinea come “Questo romanzo vuole essere anche una riflessione sulla necessità di una consapevolezza del ruolo materno in un tempo in cui il bambino continua ad essere considerato un semplice consumatore, perdendo di vista i suoi reali bisogni”. E confessa come “Questo libro è anche dedicato al mio primo amore, la cultura napoletana, da Marotta a Lucio Amelio”

 



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