“Vedo uno spazio politico che guarda a sinistra. Ma non so cosa abbia in testa Ruffini”. Non si può parlare di centro senza che il leader di Iv Matteo Renzi dica la sua. Ma Ernesto Maria Ruffini sa che cosa ha in testa. Ha lasciato l’Agenzia delle Entrate perché ha avvertito l’impellente necessità di aggregare i moderati alla ricerca di un federatore.
Si parla di una Margherita 2.0, o comunque di un partito di ispirazione cattolica. Nella sostanza non c’è nulla, solo interlocuzioni. Intanto Renzi è uno dei primi a salire sul carro dei centristi di Sinistra; diversa è la posizione di Carlo Calenda che con Beppe Sala immagina un Centro che non tentenni. Ma non può essere un remake dell’inconcludente Terzo polo, ormai dissoltosi all’indomani delle Europee.
Probabilmente non è questo che immagina Ruffini. In realtà è per una altra ragione che si è convinto che il Centro può funzionare. Molti riformisti cattolici dem non si sentono a loro agio da quando a guidare il partito è arrivata Elly Schlein. Stefania Proietti in Umbria è un modello a cui ispirarsi.
Lo dice l’ex ministro Andrea Orlando: “Il centro credo che lo debbano fare quelli di centro, sennò diventa un gioco di società… C’è interesse del sistema politico italiano a che nasca una forza che metta in evidenza quanto sia spostato a destra l’asse politico, quanto quella che viene considerata la forza più moderata del centrodestra, cioè Forza Italia, sia molto a destra rispetto allo scenario europeo…Quelli del Pd si devono occupare di quello che fa il Pd”.
Il progetto neo centrista di Ruffini è sì il solito ennesimo tentativo di incassare consensi a destra ma mettendo in conto che il voto al referendum impone una scelta netta: per il sì o per il no. Che i moderati che votano contro la riforma Calderoli non andranno direttamente ad ingrossare le file del Campo largo. Più in generale chi non è integralmente del centrosinistra non può avere come unica alternativa Forza Italia.
E’ Renzi a sottolinearlo: “Il federatore del centro, chiunque sara’, nei prossimi mesi dovrà convincere le persone che oggi votano Forza Italia”.
Lo sa bene il segretario nazionale degli azzurri Antonio Tajani che si smarca in ogni occasione dai suoi alleati. Nei giorni scorsi ha fatto sapere di aver scritto al Ministro Calderoli prendendo ancora una volta la distanza sull’autonomia: “Non si possono devolvere alle Regioni i poteri della politica commerciale italiana perché era assurdo mettere in competizione il vino del Veneto con il vino della Campania, e infatti la Corte Costituzionale ci ha dato ragione e ha rimesso ancora una volta al centro il Parlamento, che è quello che chiedevamo noi”.
Una posizione ben diversa da quella della Lega del Nord e dal centrodestra. Ma Tajani può atteggiarsi a moderato fino ad un certo punto, tutto il resto è Centro.