Vuoi testare la salute delle tue ossa? Capire se, con l’età che avanza, sei anche tu a rischio di osteoporosi? Affidati alla Moc (Mineralometria Ossea Computerizzata), la moderna tecnica radiologica che consente di diagnosticare i primi segni di osteoporosi, e di controllarne l’evoluzione nel tempo.
La Moc ti consentirà di correre ai ripari con tutte le armi mediche a nostra disposizione ed evitare così il rischio di fratture. In che cosa consiste questa tecnica investigativa e a chi è indicata?
Quando è corretto eseguire la MOC
«Normalmente viene prescrittta la prima MOC dopo che la donna è entrata in menopausa e viene a cadere la naturale ala protezione che gli estrogeni esercitano sul capitale osseo», spiega il professor Giancarlo Isaia, endocrinologo e docente di geriatria all’Università di Torino, presidente dell’Accademia di Medicina di Torino.
«Vi sono però dei casi in cui la MOC è indicata anche prima dei 50-55 anni. Per esempio, nelle ragazze che soffrono di amenorrea (mancanza di ciclo mestruale) o di anoressia nervosa e nelle persone che, per ragioni di salute, devono assumere farmaci che depauperano le ossa, come i cortisonici, gli antipilettici e gli ormoni tiroidei ad alto dosaggio. Per contro, la MOC è controindicata in gravidanza e durante l’allattamento».
Il meccanismo d’azione
Benché si basi sull’emissione di raggi X, la MOC non è una tecnica di imaging equiparabile alle radiografie, nella quale vengono scattate diverse lastre da leggere con attenzione. Qui le immagini servono soltanto all’operatore per capire se ha eseguito bene l’esame. «I segmenti ossei indagati per sondare lo stato di mineralizzazione sono due: la colonna vertebrale a livello lombare e il cosiddetto femore prossimale, cioè la parte più vicina all’anca», prosegue il professor Isaia.
«Da sdraiati, uno scanner scorre sopra il corpo e, in corrispondenza di questi due distretti ossei, emette raggi X a bassa intensità, molto focalizzati per evitare inutili dispersioni. Un detector rileva loro capacità di penetrazione all’interno dell’osso, cioè la quantità di raggi X che riesce a passare da parte a parte. Il passaggio di una grande quantità di raggi indica che l’osso è rarefatto. Viceversa, se una buona dose di radiazioni viene bloccata vuol dire che si è in presenza di un osso denso e compatto. Dividendo, grazie a un particolare software, la capacità di penetrazione dei raggi per la dimensione della superficie indagata, si ottiene un punteggio relativo alla densità della massa ossea».
Come leggere il referto
L’esito della MOC è abbastanza facile da leggere anche per i “non addetti ai lavori”. Vengono trascritti due punteggi chiamati T-score e Z-score. Che cosa indicano i valori riportati? «Il T-score indica quanto il grado di mineralizzazione ossea rilevato si discosta dai valori standard registrati nella popolazione di 30 anni dello stesso sesso. Se, ad esempio, fai la tua prima MOC a 55 anni, il tuo T-score verrà comparato a quello dell’osso sano di una trentenne. Nei casi fortunati il gap è pari a zero: significa che l’eredità genetica, la dieta, l’attività fisica, l’assenza di fumo, farmaci e alcolici e gli ormoni ancora in circolo mantengono le tue ossa sane e forti come a 30 anni.
Più frequentemente, però, si riscontra una certa discrepanza dal range giovanile: da -1,5 a -2,5 significa che cominci a soffrire di osteopenia, l’anticamera dell’osteoporosi. Se, invece, il tuo T-score va da -2,5 a -3 o oltre, si accende l’allarme osteoporosi». Meno indicativo è lo Z-score, il secondo punteggio refertato: si riferisce al grado discostamento della tua densità ossea rispetto a una donna della tua stessa età.
«In genere, il risultato è pari a zero, perché in linea con le aspettative. Ma se il valore risulta -2 o -3, e in più hai avuto recentemente una frattura alle vertebre o al femore, significa che hai una forma marcata di osteoporosi», dice l’esperto. In questi casi, anche se non sono presenti fratture pregresse, lo specialista può comunque richiedere a completamento delle indagini una radiografia del femore e della colonna vertebrale, per rilevare l’eventuale presenza di microfratture che nel 15-20 per cento dei casi sono del tutto asintomatiche.
Come avviene l’esame e quanto tempo occorre
A differenza di altri metodi di diagnosi, la MOC non richiede alcuna preparazione. L’unica accortezza è quella di togliere qualsiasi oggetto metallico (orologio, orecchini, collanine) che possa interferire con lo svolgimento dell’esame. Il paziente si sdraia sul lettino densitometrico appoggiando le gambe su un apposito sostegno, mentre lo scanner emette raggi X a bassa potenza in modo assolutamente indolore, tale da non venire nemmeno percepiti.
Tempo di esecuzione? 8-10 minuti in tutto. «In base a quanto emerge dal referto, la MOC va ripetuta ogni 18-24 mesi, a seconda delle indicazioni suggerite dallo specialista», prosegue il professor Giancarlo Isaia. «Anche se la qualità dell’osso al primo check risulta buona, è importante monitorare con costanza la situazione, a mano a mano che si entra nella fascia d’eta degli “anni azzurri”».
L’ultrasonografia ossea
Presente anche nelle farmacie, è una tecnica di indagine dell’osso che viene spesso proposta come alternativa alla MOC. È l’ultrasonografia ossea, che viene svolta in pochi minuti, tramite una sonda a ultrasuoni fatta scorrere sul tallone, sulle dita della mani o sulla tibia. La propagazione delle onde ultrasoniche all’interno del segmento osseo analizzato, misura la qualità e la densità dello stesso. «Attenzione a non farsi attrarre dalla mininvasività dell’ ultrasonografia, che non utilizza raggi X ma soltanto ultrasuoni simili a quelli impiegati dall’ecografia», avverte il professor Isaia.
«Non ha assolutamente la stessa attendibilità della MOC, che resta il gold standard degli esami tesi a individuare precoci forme di osteoporosi. E tanto meno deve essere preso come parametro in base al quale confezionare una terapia su misura. Tant’è che tutte le Società Scientifiche Internazionali impegnate nella lotta all’osteoporosi inseriscono, tra le loro linee-guida, la MOC e non l’ultrasonografia. Fatta al volo in farmacia, può servire a dare un’indicazione di massima sullo stato di salute delle ossa. Ma poi bisogna affidarsi a metodiche più convalidate».
Fai la tua domanda i nostri esperti