Sanità, un pozzo senza fondo

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Vi siete mai chiesti perchè la Regione Campania, gestione De Luca, non ha un assessore alla Sanità? Eppure la maggior parte delle risorse regionali è impegnata per l’assistenza sanitaria e dintorni. Una risposta la si trova nel potere che la sanità ha nei territori. Dalla costruzione degli ospedali, alla nomina dei primari e dei dirigenti nella burocrazia sanitaria, nell’ affidamento alle cooperative dei piani di zona oltre ad alcuni servizi essenziali, fino alle scelte che si fanno anche nel campo dei vaccini. Si tratta di un potere eccezionale che non sempre corrisponde alla qualità delle prestazioni. Nel contempo, però, produce consensi elettorali che alimentano il “sistema” infetto. Nel passato il controllo della gestione sanitaria passava attraverso la competenza e l’elaborazione di progetti che assicuravano l’equilibrio territoriale. Mi è capitato tra le mani un dossier dell’ex presidente della Commissione sanità, l’irpino Angelo Giusto, dove tra i punti qualificanti della sua legislatura, presidente Antonio Bassolino, emergevano tre caposaldi che ancora oggi sono di grande attualità: ospedali di comunità, la casa della salute, i criteri per la nomina dei primari da sottrarre al mercato delle clientele. Tutto questo avveniva tra il 2001 e il 2005. In realtà sia gli ospedali di comunità che la casa della salute, iniziative che oggi vengono propagandate come straordinaria novità, vengono da lontano come si evidenzia nel dossier a cui abbiamo fatto cenno. La sola cosa cambiata riguarda la nomina dei primari cancellata dalla giunta Caldoro con una riga nell’approvazione della legge di bilancio. Ora essendo il settore della sanità quello maggiormente esposto nell’attività regionale sarebbe opportuno che prevalesse il criterio della competenza, liberando la presidenza dalla delega, mettendo a disposizione la delega per garantire sempre maggiore efficienza e soprattutto trasparenza. Che ne pensa il governatore della Campania?

di Gianni Festa



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