sapeva unire mondi differenti – Corriere dell’Irpinia

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“Era capace di unire mondi differenti, dalla comunità di San Ciro alla Fidapa, dall’Università del tempo Libero agli intellettuali più rigorosi. Incarnava quella libertà che solo la cultura sa donare. Persino la militanza di sinistra di mio padre Stefano non è mai stata motivo di divisione, perchè espressione di quell’impegno civile in cui lei stessa si riconosceva”. E’ un ricordo carico di commozione quello che l’avvocato Geppino Vetrano consegna della madre Anna Maria Carpenito Vetrano, nel corso del convegno che la Biblioteca Provinciale ha voluto dedicare alla storica direttrice dell’istituto culturale cittadino. “L’altra sua grande qualità – ricorda il figlio Giuseppe – era nella capacità di guardare avanti, di precorrere i tempi. Era stata tra le prime a comprendere la necessità di catalogare in un archivio digitale i documenti e aveva ribadito con forza la necessità di una mediateca”.

Una capacità di unire sottolineata anche dal professore Toni Iermano, tra gli artefici dell’incontro, moderato dal giornalista Pierluigi Melillo e introdotto da Eleonora Pericolo in rappresentanza della Provincia. In sala la folla delle grandi occasioni, a conferma dell’affetto che la comunità avellinese nutriva per lei.  “Annamaria Vetrano – spiega Iermano – ci parla della cultura della città.  Ha interpretato la fase più interessante della storia della Biblioteca, quando si è trasformata da luogo di elite e di pura conservazione a spazio di confronto democratico, dopo le trasformazioni della società. Aveva capito che la cultura ha senso quando è relazione e dialogo, di qui la sua sfida di portare i giovani in Biblioteca, al di là del censo o della storia familiare. Era sempre attenta ad avvicinare al patrimonio librario chi non era mai entrato in un luogo di cultura e ci riusciva sempre. Possiamo affermare che ha davvero formato generazioni. Sapeva bene come la cultura fosse accoglienza, anche per chi voleva semplicemente leggere un giornale, che la cultura non è un bene elitario ma si nutre di curiosità e umanità. A lei dobbiamo, inoltre, il restauro di fondi preziosissimi, come le carte Del Balzo e quelle di De Sanctis, incarnava la mediazione tra impegno militante e statuto del Bibliotecario”. Ricorda il primo incontro con lei a 16 anni “Resterà sempre la donna che mi accolse in Biblioteca e mi mostrò le carte del De Sanctis. Io stesso sono stato profondamente influenzato dal suo stile e dalla sua educazione, dalla sua ironia e dal suo senso della convivialità”. Ricorda come incarnasse uno “spirito moderno, sempre pronta a incoraggiare persone. Ricordo di averla sempre vista con il suo sorriso, capace di confrontarsi con i giovani e gli intellettuali nello stesso modo. Riusciva a mettere insieme studiosi anche molto diversi tra loro, dal ciclo di lezioni sul ‘900 alle mostre. Aveva un entusiasmo straordinario e una grande capacità di comprendere le persone che aveva di fronte”.

E’ quindi il presidente di Biogem Ortensio Zecchino a sottolineare il valore di vite che si “proiettano in una dimensione civile, capaci di far vivere le istituzioni e incarnarne appieno l’essenza, di risvegliare la comunità. Si possono progettare le istituzioni nella maniera più perfetta ma se non c’è la forza degli individui, perdono la loro funzione”. Ricorda come “l’arretratezza del Sud è stata a lungo collegata alla povertà delle istituzioni culturali, all’esigua presenza di università e biblioteche. Non è un caso che abbia voluto che l’istituto di ricerca che presiedo avesse una Biblioteca”. Spiega come “il miglior pregio di un’esistenza è aver contribuito alla vita della realtà in cui si è operato. Ha trasformato questo luogo in un laboratorio palpitante di cultura. Ecco perchè Anna Maria Vetrano rappresenta innanzitutto un modello da imitare”.

E’ lo scrittore Franco Festa a consegnare il ricordo del direttore del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa, impossibilitato a partecipare all’incontro “Gianni aveva con Anna Maria Vetrano un legame antico che risaliva agli anni ’60, quando dirigeva il Corriere dell’Irpinia, ha rappresentato un’interlocutrice costante del suo lavoro di giornalista. Al tempo stesso aveva ospitato numerosi suoi interventi sui giornali da lui diretti, contributi preziosi come quello dedicato a don Michele Grella, che oggi vorrebbe riproporre. Ha ricordato con grande emozione la sua profonda amicizia con lei”. Quindi si sofferma sulla sua testimonianza personale “Il suo garbo, la sua gentilezza, la sua disponibilità ne facevano un riferimento per chiunque entrasse in Biblioteca. Un garbo che ritroviamo ancora oggi in tante funzionarie e impiegate che sono state sue allieve. Entrare qui significa sempre essere benvenuti. E’ questo il grande patrimonio che ha lasciato la Vetrano”.

E’ quindi il professore Luigi Anzalone a ricordare come incarnasse una visione neo illuminista della Biblioteca, pur costretta a fare i conti con una notevole ristrettezza di fondi “Sapeva bene come ci si eleva solo attraverso la cultura, lo dimostrava attraverso il suo impegno quotidiano”. Toccante anche il ricordo di Costanza Fiore, alla guida dell’Università del Tempo Libero, “Portava con sè sempre gioia ed entusiasmo, la sua eleganza e la sua intelligenza. Tanti gli appuntamenti che ha accolto nella Biblioteca, dall’incontro con Roberta De Simone agli spettacoli di teatro che amava molto. Aveva questa capacità di rapportarsi con tutti come fratelli”. E’ infine, il nipote Stefano a ricordare come “mia nonna ha saputo trasmettersi soprattutto la passione per ciò che si fa. E’ questa passione che cerco di custodire”.



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