Avellino – «Non c’è nessuna certezza economica, l’azienda vanta crediti per 47 milioni di euro, intanto si alza il tiro su altro per mascherare qualcosa». Michele Caso, segretario Uil, conferma lo sciopero dei dipendenti di IrpiniAmbiente per la giornata di domani. La settimana scorsa, al termine di un confronto con il Comune di Avellino, sembrava che lo sciopero potesse rientrare. Il sindaco Festa si era impegnato ad anticipare circa 1 milione di euro andando in soccorso di IrpiniAmbiente perché quei soldi avrebbero garantito all’azienda il pagamento degli stipendi arretrati, ma nonostante l’impegno dell’ente di Piazza del Popolo, la situazione non è rientrata e per domani, 14 luglio, resta confermato lo sciopero.
«Purtroppo l’impegno del Comune non è sufficiente a coprire nemmeno uno stipendio dei dipendenti – spiega Caso. Tra contribuzione e retribuzione, servono circa 1,5 milioni di euro mentre il Comune ha anticipato 900 mila euro. Aspettiamo altri 500 mila dal Conai. Al momento non c’è certezza per la retribuzione del mese di giugno, non sappiamo quando verrà pagata la quattordicesima e non c’è chiarezza sul futuro finanziario dell’azienda». La condizione economica di IrpiniAmbiente, quindi, è a forte rischio anche perché l’azienda vanta crediti per 47 milioni di euro da vari Comuni serviti, ma Caso solleva un sospetto: «Il problema va oltre. A mio avviso si sta alzando il tiro su alcune disfunzioni per avere altri obiettivi. Il problema è che vogliono sostituire questa società. Che ci siano alcune difficoltà, è evidente, ma enfatizzarle come elemento dirompente mi sembra un’operazione poco chiara».
Il sindacalista chiama in causa il polverone sollevato sugli straordinari pagati negli anni ai lavoratori, ma anche sui dipendenti inidonei al lavoro. «Se quel milione e duecento mila euro di straordinari viene fatto passare come una ruberia da parte dei dipendenti, allora è un giudizio in malafede – denuncia Caso. Si nasconde il fatto che 70 dipendenti sono andati in pensione e non sono stati sostituiti. Inoltre si punta il dito sui 178 dipendenti inidonei al lavoro che, su un totale di circa 600, restituisce sicuramente una bella percentuale, però non dobbiamo dimenticare una cosa: chi dichiara inidoneo un lavoratore sono i medici aziendali e non i lavoratori stessi». Da qui la domanda che Caso rivolge all’esterno: «Come si fa ad accusare il lavoratore di un abuso, quando è l’azienda stessa a dichiararlo inidoneo attraverso i sui strumenti?.Quindi credo ci sia stata una gestione superficiale da parte dell’azienda».
Questo fuoco incrociato che, negli ultimi giorni, si è alzato sui lavoratori dell’azienda, alimenta forti perplessità da parte di Caso: «Si enfatizzano molto questi due aspetti, gli straordinari e i dipendenti inidonei, e si stende invece un velo pietoso sui 47 milioni di euro IrpiniAmbiente che avanza da alcuni Comuni. C’è una difficoltà economica della società su cui nessuno dice niente. Noi, intanto, indagheremo sui Comuni che sono strutturalmente morosi, tra chi è in difficoltà e chi non ha mai pagato».
Lo sciopero, intanto, andrà a colpire anche tutti quei Comuni che invece sono in regola con i pagamenti, ma soprattutto andrà a colpire tutti quei cittadini che pagano regolarmente la tassa sui rifiuti, compreso coloro che risiedono in quei Comuni che, a loro volta, non pagano il servizio a IrpiniAmbiente pur intascando la Tari. Per tutti questi, Comuni e cittadini in regola con i pagamenti, il danno si trasformerà in beffa. «Ne siamo consapevoli e ci sentiamo anche in difficoltà perché andremo a penalizzare quei cittadini e quei comuni responsabili che hanno sempre pagato– ammette Caso. Purtroppo c’è una buona parte di cittadini irpini che paga regolarmente la tassa sui rifiuti, ma i loro comuni non pagano il servizio. Noi, in maniera responsabile, stiamo fornendo il servizio anche a questi comuni che da anni non versano la loro quota. Questo non sarebbe mai successo in altre realtà. I cittadini dovrebbero prendersela con quei comuni che non pagano. Ce ne sono alcuni che dal 2017 non lo hanno mai fatto, pur incassando le tesse sui rifiuti. Ecco perché dico che c’è un secondo fine dietro a tutto quanto sta accadendo. Se IrpiniAmbiente avanza 47 milioni di euro da alcuni comuni, dovrebbe essere stesso l’azienda ad attivarsi per recuperare quei soldi».