Se bevi questo tipo di caffè la tua salute è a rischio: “Trattato con solventi, fa malissimo”

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Uno degli alimenti più consumati, il caffè rischia di intossicare il nostro organismo. Quando dobbiamo fare attenzione.

La comunità medico-scientifica ha aperto un importante dibattito sulla salubrità o meno del caffè. Tra i benefici del suo consumo citiamo ad esempio le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, ma anche la stimolazione del processo digestivo, il ridimensionamento del senso di fame e una maggiore concentrazione.

Quando il caffè è tossico – ilciriaco.it

Tra gli effetti collaterali citiamo la possibile aritmia, tachicardia, disturbi del sonno e acidità di stomaco. Ognuno, dunque, dovrebbe modularne il consumo in base alle proprie specifiche esigenze psicofisiche. Eppure, esiste una miscela in particolare che scuote maggiormente gli esperti.

Caffè e solventi, quando dobbiamo prestare maggiore attenzione

Poniamo il nostro interesse in particolar modo al caffè decaffeinato, una miscela che necessita inevitabilmente di un processo più intenso di lavorazione del prodotto. L’essenza di tale miscela nasce dalla estrazione della caffeina, una fase imprescindibile che consente di neutralizzare gli effetti conseguenti all’assunzione della sostanza. In primo luogo, è importante spiegare come la miscela decaffeinata derivi dall’utilizzo dei chicchi non ancora maturi, prima quindi della tradizionale tostatura. Vengono gonfiati con l’acqua, dopodiché si usufruisce di un solvente per estrarre la caffeina.

Caffè decaffeinato e solventi
I solventi utilizzati per l’estrazione della caffeina – ilciriaco.it

Sono sostanzialmente quattro i solventi utilizzati per questo processo, dalla cui natura deriva l’effettiva salubrità del prodotto finale:

  • Acqua: i chicchi vengono immersi nell’acqua e, in questo modo, la caffeina si disperde – così come gli aromi del caffè. Per questo motivo, generalmente, le aziende produttrici che prediligono questo metodo ricorrono all’utilizzo di aromi da aggiungere al prodotto finale. Si tratta di un escamotage poco costoso, ma al contempo particolarmente complesso.
  • Acetato di etile: una sostanza che si trova anche nella frutta. Estrae la caffeina, ma rischia di alterare l’aroma della miscela, la quale potrebbe risultare velatamente fruttata. È il solvente meno utilizzato per la produzione di caffè decaffeinato.
  • Anidride carbonica: viene utilizzata allo stato supercritico (tra liquido e gas). Estrae efficacemente la caffeina, senza alterare il gusto e l’aroma della miscela. Tuttavia, si tratta di un metodo molto costoso.
  • Diclorometano (cloruro di metilene): il solvente più utilizzato in ambito industriale. I chicchi vengono immersi nella soluzione e, per rimuoverne le tracce, vengono esposti al vapore acqueo (40 gradi). Elimina la caffeina, senza alterare l’essenza del prodotto.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: il caffè decaffeinato fa male alla salute? Ebbene, la risposta è no. I solventi utilizzati consentono, per altro, di garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie previste per legge. Qualsiasi solvente venga utilizzato, il processo di lavorazione è pensato per rimuoverne ogni eventuale traccia. Parliamo quindi di un prodotto sicuro, a libero consumo quotidiano.



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