“L’amministrazione in carica deve ringraziare la magistratura: se alcuni provvedimenti fossero stati emessi qualche settimana prima del voto, probabilmente oggi staremmo parlando di altro”. Così Antonio Gengaro, consigliere comunale del Pd, poco fa a margine dell’incontro per la presentazione del libro di Luigi Anzalone, “Nostalgia di futuro”, commentando gli ultimi risvolti nell’ambito dell’inchista Dolce Vita.
“Non crede più nessuno – continua Gengaro – alla favola secondo la quale quello che è successo durante l’amministrazione dell’ex sindaco Gianluca Festa è stato il frutto di leggerezze, di un modo di governare picaresco. Dalle intercettazioni – spiega – viene fuori che ci sarebbero stati passaggi di denaro. Gli imputati sono innocenti fino a prova contraria, però emerge un quadro accusatorio grave, che dovrebbe far vergognare l’amministrazione uscente e tutti quelli che sono stati complici di questo sistema. Non si tratterebbe più infatti di una mancanza di trasparenza e di concorsi e Ferragosto truccati, ma di un sistema ben oliato utilizzato da qualcuno per potersi permettere un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità attraverso il condizionamento degli appalti. Torno a dire: Alice sta sempre nel Paese delle meraviglie”.
Gengaro accusa anche gli alleati della sindaca Laura Nargi, prima ancora sponsor di Festa: “Angelo D’Agostino, Livio Petitto e Gianfranco Rotondi dovrebbero vergognarsi. Ce l’ho con quel centrodestra avellinese, se posso definirlo tale, escludendo Fratelli d’Italia e Udc, che ha dato sostegno a Nargi al ballottaggio”.
E sul Pd: “Si riorganizza su una linea di grande rigore e coerenza: cominceremo la stagione dei congressi, quello cittadino, provinciale e regionale, con l’obiettivo di tenere unita la coalizione”.
Anche il consigliere regionale Pd, Maurizio Petracca commenta i nuovi elementi venuti fuori dalle indagini: “La città è ferita, si respira un’aria pensate. E’ una vicenda che incide sulla vita politica e su quella amministrativa. Per il resto, è giusto rispettare il voto popolare. Avviamo una nuova stazione, all’insegna della discontinuità”.