Settore fitness in ginocchio, Teodoro Cataldo: “Ritornare a marzo è un incubo per chi ha rispettato le regole”

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L’ultimo decreto emanato dal presidente del consiglio ha sancito un nuovo lockdown per diverse attività commerciale. Senza ombra di dubbio tra le categorie più colpite ci sono le attività del settore fitness, benessere e cura del corpo.

Una nuova chiusura dopo quella già subita nei mesi scorsi che mette in ginocchio un interno comparto economico e che è stato additato insieme ad altri settori come possibile vettore di propagazione del virus. Ma è davvero così? Abbiamo sentito chi vive di questo, dal titolare della Lifenergy Teodoro Capaldo. Un centro polifunzionale dedicato all’allenamento e alla cura del corpo che nasce nel piccolo centro di Sorbo Serpico nel settembre del 2010. “Una passione diventata un lavoro” è il motto di Teodoro e così l’impegno viene ripagato con un’attività ben avviata sia dal punto di vista professionale che sotto l’aspetto ricreativo e sociale.

Da subito ho improntato la mia attività non perdendo di vista due punti cardine, il primo è che quella sarebbe stata la mia seconda casa e il secondo è che i frequentatori dell’impianto non erano solo miei clienti ma erano anche miei amici” ci spiega Teodoro con il sorriso sulle labbra, felice nel ricordare quello che è riuscito a costruire giorno dopo giorno.

Sono passati ben dieci anni e ne abbiamo passate tante, dai timori dell’apertura alla famosa crisi economica, fino ad arrivare ad un 2020 a dir poco tempestoso. Nella prima parte dell’anno tre mesi con le porte sbarrate non sono stati facili da superare, ma agli inizi di giugno sembrava fosse giunta la fine del tunnel. Riapriamo si, ma non prima di investire i pochi risparmi rimasti per adeguare la struttura alle nuove, stringenti, normative in materia di contenimento del contagio. Un’insegna di qua, un dispenser igienizzante di là, disinfettanti e spazi organizzati alla perfezione. E’ tutto pronto per cominciare. La ripresa già di per sé è lenta, con un po’ di affanno si ritorna a regime anche se non al 100%, ma nemmeno al 60 se vogliamo essere sinceri. Nel frattempo decido che questo sarà il primo anno che non vedrà “giorni di riposo”, che di solito cadevano ad agosto; siamo già stati fermi abbastanza”.

Spese da sostenere, sacrifici e lavoro senza sosta per rimettersi in piedi. La malattia e le decisioni governativi che cadevano dall’alto hanno costretto tantissimi imprenditori a dover contare esclusivamente sulle proprie forze per ricominciare a lavorare. “Sembrava tutto finito, se rispettiamo quanto detto siamo alsicuro” è stato il motto di chi da sempre ha rispettato le regole.

Arriviamo ad ottobre, poche settimane fa la nuova stretta del Governo, un nuovo protocollo e una settimana per adeguarsi, altrimenti è di nuovo chiusura forzata. Mi informo, leggo le normative aggiornate e vedo che già le rispetto tutte, o quasi, comunque a seguito di qualche piccola modifica sembra che ogni cosa sia al proprio posto. In tutte le palestre d’Italia arrivano notizie di controlli serrati dei NAS; qualcuno se la cava anche con i complimenti, qualcun altro si becca qualche sanzione ma siamo ancora tutti interi”.

La paura di una nuova chiusura che minerebbe in modo terribile il futuro di qualsiasi attività sembra dietro l’angolo ma il virus non ha regole: “Sembrava che era tutto al proprio posto quando venerdì una chiamata mi ha lasciato un po’ così: era la mia compagna, risultata positiva al tampone molecolare per Covid-19. Sembrava l’inizio della fine, se fossi risultato positivo anche io la mia palestra sarebbe piombata nel buio; immaginavo già “palestra Lifenergy focolaio”. Non mi perdo d’animo, prontamente e per la sicurezza dei miei clienti, avviso tutti che a brevissimo la palestra chiuderà in attesa di novità. Intanto vado a fare il tampone. La notizia della mia negatività al tampone arriva quasi insieme al nuovo DPCM e sembra di rivedermi a marzo.Le misure di sicurezza hanno garantito in un caso così estremo la salvaguardia degli ambienti della palestra e di tutti i miei amici/clienti. Sono qui, sano come un pesce come si direbbe ma con la mia attività chiusa. Eppure ho tutte le carte in regola per fare il mio lavoro, per dar luogo alla mia passione”.

Ci hanno chiesto di convivere con il virus seguendo determinate pratiche. Ci sono imprenditori che si sono impegnati e investito per garantire questa convivenza. I protocolli studiati nelle sedi ministeriali avrebbero dovuto garantire tutto il supporto necessario in caso di contagio. Oggi tantissimi imprenditori del settore fitness e non solo si sentono traditi. Una conferenza stampa e giù le saracinesche. Porte chiuse da un lucchetto. Dietro ognuna di quelle porte c’è una storia come quella di Teodoro, della sua famiglia e della sua passione che per il momento è stata accontanata in un angolo dal virus… o forse da chi avrebbe dovuto tutelare tutti noi.





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