Arienzo e San Prisco ce li ricorderemo per un bel pezzo. Questi due piccoli comuni dell’entroterra casertano hanno tenuto in scacco, complice una perversa legge elettorale (ecco il primo impegno pubblico che gli eletti devono assumere: cambiarla), un’intera regione bloccando per ore l’ufficializzazione dei quattro consiglieri che rappresenteranno l’Irpinia per i prossimi cinque anni nell’aula del consiglio regionale. Alla fine, non senza tribolazioni, incertezze, conferenze stampa annullate e dichiarazioni con il contagocce, i “fab four” sono quelli di cui si era parlato nel primo pomeriggio. Il meccanismo di calcolo dei resti e dei quozienti ha assegnato un seggio anche all’opposizione nonostante la schiacciante vittoria di De Luca (cinque anni fa furono tutti appannaggio della maggioranza nonostante le percentuali del Governatore fossero di gran lunga inferiori) a conferma di un sistema che fa a cazzotti con la semplicità e le sentenze dei voti. Si chiude così il primo tempo di una lunga partita cominciata mesi fa, interrottasi per l’emergenza e ripresa, senza soste dalla seconda metà di giugno. Una partita che ha portato all’elezione di quattro consiglieri, con storie politiche diverse e che da oggi saranno impegnati a Napoli per difendere le istanze del territorio (e la battaglia sarà molto dura) ma anche qui perché, all’interno degli schieramenti di appartenenza, per alcuni di loro questa è, come detto, solo il primo tempo della partita. Prendiamo Maurizio Petracca e Livio Petitto. Il primo si riconferma a suon di preferenze (solo Alaia meglio di lui) e diventa, a poco meno di un anno dal suo ingresso nel Pd, un riferimento istituzionale e politico del partito dopo la mancata rielezione di D’Amelio (che farà al congresso?) e la sconfitta di Area Dem. Risulta abbastanza difficile credergli quando dice che “non esistono i petracchiani”, e se pure fosse stato vero sarebbe un fotografia valida fino a ieri mattina perché la pioggia di preferenze ha aperto un altro capitolo. Petracca adesso sarà alla guida dell’ala, diciamo così, “lealista” del Pd al prossimo congresso che queste elezioni hanno reso più urgente che mai. Dall’altra con identico peso ma con una motivazione finanche maggiore ci sarà l’altro consigliere regionale del Pd, Livio Petitto. L’ex Presidente del consiglio comunale ha vinto una sfida che sembrava impossibile: candidatura in extremis, dopo essere stato osteggiato fino all’ultimo dal Pd e dallo stesso Governatore, in una lista che avrebbe dovuto sudare per arrivare al quorum, ma non ha mai avuto dubbi, dalla prima uscita pubblica la road map di Petitto è stata chiara: prima la conquista del seggio poi l’operazione rinnovamento nel partito. Gli avevano creduto in pochi, oggi, dopo un successo inequivocabile, con Petitto, e insieme a lui Festa e De Caro, bisognerà fare i conti nello showdown congressuale. L’altra storia di rivincita è quella di Vincenzo Ciampi, primo consigliere regionale irpino del Movimento Cinque Stelle. Un’elezione storica come fu quella da sindaco, seppure con numeri improponibili e senza una maggioranza. L’errore che Ciampi commise allora fu quello di intestardirsi a camminare lungo una strada senza uscita, adesso invece senza numeri da far quadrare e sfiducie da evitare potrà esercitare fino in fondo il suo ruolo nel rispetto dei principi e dei valori del Movimento, ai quali peraltro è sempre rimasto fedele. Dulcis in fundo Enzo Alaia, mister quindicimila (e rotti) preferenze, più che mai avamposto di Renzi in Irpina ma, per le percentuali ottenute, anche in Campania. Stamane il riconfermato consigliere ringrazierà tutti insieme al suo principale sostenitore, il Presidente della Provincia, Domenico Biancardi, sindaco di Avella, il comune di Alaia. E che oggi, per i renziani, sembra meglio di Rignano sull’Arno.