Il procuratore della repubblica di Avellino, Rosario Cantelmo, per raggiunti limiti di eta’, ha lasciato il suo prestigioso incarico. Nel corso del suo significativo settennato ho avuto alcune propizie occasioni per conoscerlo direttamente, anche per i suoi preziosi contributi su tematiche sociali emergenti, nel corso di iniziative concrete presso il circolo della stampa di Avellino, organizzate in forza del mio mio impegno di volontariato sociale nelle Acli di Avellino e della Campania. Sappiamo tutti l’ampiezza del rigore morale e dello spessore professionale di Cantelmo. Abbiamo, nel contesto di non poche vicende giudiziarie, apprezzato il suo vigoroso impegno, anche nel vuoto delle responsabilita’ istituzionali che la politica non ha mai colmato. Siamo consapevoli che i prezzi sociali di tali omissioni sono stati puntualmente pagati da quelli dello “scarto” di cui soventemente parla Papa Francesco.Nel clima di questa opaca realta’ provinciale Cantelmo ha esercitato la sua magistrale funzione requirente, senza preoccupazione alcuna di to ccare i temuti santuari del potere, con la consapevolezza che le ombre del potere stesso si dileguano con la luce della veria’ e della giustizia. E’ proprio per la promozione della giustizia per la costruzione del bene comune che ha onorato la la sua funzione di responsabile della Procura della Repubblica di Avellino. In momenti, come quelli attuali, in cui la crisi morale del potere giudiziario-in verita’ solo di alcuni segmenti di essosembra opacizzare la dignita’ del – la giustizia Rosario Cantelmo lascia un ricordo esemplre in una provincia dove, nei vari ambiti istituzionale e relazionali della comunita’, sembra diventare sempre piu’ merce rara l’esempio morale, professionale e sociale dell’apparato dirigente. Ma un aspetto, spesso non evidenziato, della statura personale e professionale di Cantelmo, a modestissimo parere di chi scrive e a motivo di una percezione piu’ volte avvertita, è stata la sua costante lezione di pedagogia sociale nel corso di non poche vicende giudiziarie da lui coordinate riguardante le questioni “civili, sociali e politiche della nostra comunita’ provincia – le. Pur senza sconfinare di un millimetro dal perimetro dei suoi compiti istituzionali, Cantelmo ha spesso espresso la sua meraviglia verso l’indolenza e la scarsa partecipazione civile dei cittadini irpini in ordine a problemi ed avvenimenti di grande rilevanza comunitaria. La sua solida formazione sociale di preziosa derivazione gesuitica, gli ha consentito di delineare la giustizia come un altissimo servizio finalizzato alla tutela di interessi comuni e prevalentemente a quelli della gente comune senza voce. Credo sia questa l’eredita’ culturale, professionale e civile che il procuratore Cantelmo lascia alla comunita’ ir – pina in un momento di grande bisogno per un risveglio complessivo che individui nelle giovani generazioni la speranza di un futuro migliore.
di Gerardo Salvatore
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