Sindrome del tunnel carpale: i sintomi e come si cura

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Si tratta della compressione nervosa più nota e frequente. La sindrome del tunnel carpale è dovuta allo schiacciamento di un nervo, precisamente di quello mediano, che controlla la sensibilità delle prime tre dita della mano, quelle coinvolte nella manipolazione fine, che consente per esempio di raccogliere, pizzicare o toccare.

«Prima di separarsi nei suoi rami terminali, questo nervo deve transitare dall’avambraccio alla mano attraverso un canale molto stretto, situato a livello del polso, formato per tre quarti da ossa e per un altro quarto da legamento fibroso», spiega il dottor Alberto Lazzerini, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia della mano presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. «In questo canale, chiamato tunnel carpale, passano anche nove tendini, per cui basta davvero poco perché il nervo mediano si schiacci».

Quali sono le cause del tunnel carpale

Siccome i nervi sono strutture estremamente delicate e sensibili agli insulti meccanici, basta una compressione lieve per pregiudicarne la funzione. «Nel caso della sindrome del tunnel carpale, questa compressione può essere determinata da molteplici cause. Per esempio, alla base possono esserci motivi anatomici, come un canale costituzionalmente stretto, ancora più del normale.

Altre volte, invece, influiscono fattori ormonali dovuti a condizioni che provocano ritenzione di liquidi, come diabete, malattie della tiroide, menopausa o gravidanza: siccome i liquidi vanno a depositarsi all’interno dei tessuti di cui è costituito anche il tunnel carpale, ovvero i tendini e parzialmente anche i nervi, il loro accumulo può favorire la compressione», specifica il dottor Lazzerini.

«In altri casi, possono intervenire delle cause traumatiche: se c’è una frattura del polso, proprio a carico della porzione in cui scorre il tunnel carpale, la parte ossea del canale si deforma e manca lo spazio di transizione per le varie strutture. Mentre i tendini sono più resistenti, il nervo entra facilmente in sofferenza». Una fake news da sfatare, invece, è che la sindrome del tunnel carpale sia dovuta all’uso prolungato del mouse: questo atteggiamento ripetitivo davanti al computer può fare emergere il problema, ma non può esserne la causa.

Che tipo di dolore provoca la sindrome del tunnel carpale

Quando viene schiacciato, un nervo va incontro a due conseguenze. La prima è di tipo irritativo, la più fastidiosa per il paziente, perché causa i disturbi più importanti, come formicolio e forte dolore, soprattutto notturno, che può estendersi all’intero braccio, fino alla spalla.

La seconda invece è di tipo degenerativo, perché il nervo perde progressivamente parte delle sue fibre e di conseguenza viene meno la funzionalità: «Questa conseguenza è più grave, ma paradossalmente viene avvertita meno dal paziente, che a causa del dolore non si accorge della graduale perdita di sensibilità alle dita», precisa l’esperto.

«Purtroppo, anche quando si interviene chirurgicamente per eliminare la compressione, il processo di rigenerazione naturale delle fibre non è mai completo e viene influenzato da numerosi fattori, come età, abitudine al fumo di sigaretta, presenza di malattie metaboliche come il diabete. Di conseguenza, più è grave la compressione del nervo, peggiore è l’esito dell’intervento, per cui si può non arrivare a una piena ripresa della sensibilità». Nei casi più gravi, inoltre, si può sommare un disturbo motorio, nel senso che viene persa parzialmente la destrezza manuale, specie a carico del pollice.

Come capire se soffriamo di sindrome del tunnel carpale

Come riconoscere il problema? Nella sindrome del tunnel carpale, i disturbi compaiono spesso di notte, soprattutto nelle prime fasi, per poi regredire durante il giorno: «La causa potrebbe stare in una differente pressione esercitata sul braccio durante il riposo oppure nel fatto che dormendo tendiamo a flettere il polso, che aumenta la pressione sul nervo. Non a caso, la flessione del polso viene proprio utilizzata dagli specialisti come mezzo diagnostico, all’interno della cosiddetta manovra di Phalen, o test di Phalen, dove il polso viene mantenuto in posizione flessa al massimo grado per almeno un minuto per valutare la comparsa dei sintomi», illustra Lazzerini.

È importante affidarsi a una valutazione medica per arrivare a una diagnosi differenziale, visto che altre condizioni cliniche (come una radicolopatia cervicale) possono presentare una sintomatologia molto simile: «Di solito, allo specialista è sufficiente un esame clinico, cioè un’accurata visita del paziente, a cui si può abbinare un test strumentale, come l’elettromiografia o l’ecografia del polso. La prima mostra quanto il nervo si trova in sofferenza, mentre la seconda si limita a rivelare lo schiacciamento del nervo. Sono indicazioni diverse».

Cosa succede se non si cura

Per trattare la sindrome del tunnel carpale si può ricorrere a tutori o infiltrazioni di cortisone, che rappresentano un possibile sollievo dal dolore, ma non eliminano la compressione del nervo. «Il trattamento definitivo è solo l’intervento chirurgico, che oggi può essere eseguito con tecniche mininvasive: in questo caso, l’operazione richiede piccole incisioni cutanee, avviene in anestesia locale ed è di breve durata, circa cinque minuti. In più, ha il vantaggio di accelerare molto la ripresa funzionale, perché al paziente viene chiesto di utilizzare la mano già il giorno stesso dell’intervento», riferisce l’esperto. L’importante è intervenire con tempestività, perché la sindrome del tunnel carpale può progredire e diventare invalidante, determinando deficit motorio e perdita della sensibilità a carico delle dita.

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