“Quaranta anni dal terremoto e ricordi struggenti di storie familiari affollano la mente. Mentre la rabbia non si sopisce davanti ai ricordi dei ritardi nei soccorsi, davanti agli scempi urbanistici, davanti agli sprechi della ricostruzione. Furono circa 3.000 i morti, 8.000 i feriti e 300.000 i senzatetto. Dati impietosi di una sconfitta di tutti: a cominciare dallo Stato che, tuttavia, con Pertini intervenne mandando a casa un prefetto scadente e sostituendolo con l’umanità del prefetto Caruso. A quarantotto ore dal sisma, disse il presidente, non c’erano ancora gli aiuti. Un dramma simile, è un richiamo alla responsabilità per chi ricopre incarichi pubblici”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del M5S Vincenzo Ciampi, che prosegue “le successive fasi della ricostruzione, che hanno lasciato per venti-trenta anni le persone nelle abitazioni prefabbricate, non hanno riscattato definitivamente le falle del sistema di soccorso pubblico e di ristoro dei danni. Gli aiuti a pioggia, l’azione dei profittatori che hanno intascato fondi pubblici alimentando il miraggio dell’industrializzazione, hanno piuttosto peggiorato il giudizio complessivo su quegli anni. Ma il Paese ha anche fatto tesoro di quell’esempio di mobilitazione dal basso che poi ha portato alla costituzione della Protezione Civile. Fulgidi esempi di eroismo personale, come quello dei medici e degli infermieri che si prodigarono, la capacità organizzativa di un eminente rappresentante dello Stato come Zamberletti, hanno fatto germinare una coscienza comune rispetto alle catastrofi naturali. La Protezione Civile nazionale e le tecnologie costruttive in zona sismica sono ineludibili conquiste. Ma spesso le diamo per scontate. Mancò un progetto reale di sviluppo per il Mezzogiorno che già viveva il dramma dell’emigrazione e del gap di infrastrutture. Un progetto di cui ancora oggi sentiamo la necessità. La cancellazione della memoria ha fatto il resto. Il retaggio della tradizione delle nostre comunità, invece, oggi può essere di stimolo per un miglioramento generale delle condizioni di vita nei nostri territori, nel Meridione d’Italia. Io che sono figlio di quegli anni, continuo sulla strada della responsabilità e della difesa della nostra terra. Potrebbe ancora accadere, la coesione sociale e la fiducia nello Stato sono le basi da cui ripartire”.