Salvatore Schillaci, indimenticato eroe delle “notti magiche” di Italia ’90 scomparso pochi giorni fa, nella stagione calcistica ’84/’85 giocava in serie C1 con la maglia del Messina di mister Franco Scoglio ed un suo compagno di reparto in attacco era Agostino Spica, avellinese doc e volto notissimo in Irpinia ora da allenatore e con un passato importante nel calcio professionista (spicca l’esperienza in B col Lecce dove segno’ al Milan) tra C1 e C2. Spica possiede degli ottimi ricordi di Totò Schillaci sia da calciatore che da persona: “Con lui ho condiviso un bellissimo anno. Era un calciatore fortissimo, si vedeva che avrebbe fatto molta strada. In più era un ragazzo simpaticissimo, meridionale come me. Mi diceva sempre delle cose, irripetibili, in dialetto siciliano. In campo purtroppo abbiamo giocato poche gare insieme dal primo minuto perché avevamo le stesse caratteristiche tattiche. Mister Scoglio però non guardava in faccia a nessuno e spesso soprattutto in avvio di stagione mi preferiva a lui. Schillaci è un esempio di un calcio ormai che fu, dove contava più la tecnica che il fisico. Ora la qualità è scomparsa. Si punta solo sulle qualità atletiche e fisiche, e a mio avviso non è un criterio giusto. Ciò va a discapito dell’intero movimento, non abbiamo più nessun numero dieci che salta l’uomo ed inventa calcio”.