Studi sull’amore di Arminio | Corriere dell’Irpinia

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“La rete ha finito con il mettere fuori gioco il corpo mentre è importante ritornare alle relazioni fatte di incontri reali, centrati sulla corporeità. E’ importante, in un tempo difficile come quello che oggi viviamo, tornare all’amore”. Lo sottolinea il poeta e paesologo Franco Arminio nel presentare il suo nuovo libro “Studi sull’amore”, edito da Einaudi, in uscita il 25 gennaio in tutte le librerie d’Italia. “L’amore continua ad essere un viatico verso Dio, unica arma contro la morte e la malattia, è miracolo ed epifania. Si tratta del mio terzo libro dedicato all’amore dopo ‘L’infinito senza farci caso’ e ‘Sala degli affreschi’, pubblicato con Sellino. Ma questa volta ho scelto di raccontare anche l’amore vissuto dagli altri, a partire dai grandi scrittori, da Kafka, Pavese e Scotellaro, una strada in cui pochi si sono cimentati”. Arminio spiega come “Oggi l’amore deve fare i conti con gli impedimenti imposti dalla pandemia, ecco perché ho voluto cantare l’amore, da quello filiale a quello sensuale. Certamente, si tratta di un tema difficile, poiché è facile scivolare nei clichè, quando si parla del sentimento amoroso, è difficile scrivere i versi che abbiano un senso di novità. Da parte mia rivendico con forza l’importanza della sensualità, dell’amore come investimento a lungo termine, sono convinto che avere una vita amorosa soddisfacente innalza le nostre difese immunitarie e ci aiuta ad essere più forti contro qualsiasi malattia”. Spiega come c’è bisogno di “rimettere l’amore al centro delle nostre vite, piuttosto che il denaro e il successo poiché solo l’amore può riempire il vuoto che ci portiamo dentro, mi piacerebbe che si parlasse di amore, del come ci dobbiamo amare, di come possiamo reinventare l’amore e immaginare nuove forme di vita di coppia che vadano al di là del matrimonio. Certe rigidità nelle relazioni oggi non hanno senso, siamo cambiati e non possiamo non tenere conto di questo cambiamento. E’ come se volessimo imbottigliare il vino nuovo in vecchie botti”. Si sofferma sulla degenerazione dell’amore determinata dalla rete “Non possiamo abituarci a queste forme di relazioni e vita sociale digitale, c’è gente che si innamora in rete senza essersi mai incontrata”. Sottolinea come “c’è sete di poesia, lo dimostra l’accoglienza che ricevono i miei libri. In questo la Rete ha un ruolo importante perché aiuta a far circolare versi. Una sete che esisteva già in passato quando veniva soddisfatta dai cantautori. Oggi è certamente più facile leggere poesie, poiché in Rete circolano più facilmente e la stessa poesia supplisce alle tante mancanze della politica. Del resto, si fa ricorso alla poesia soprattutto nei momenti difficili”. La prima presentazione del libro sarà il 25 gennaio a Reggio e il primo febbraio a Napoli “Ma presenterà presto il libro anche ad Avellino” promette. Sottolinea come “E’ il mio libro meno legato alla paesologia ma è comunque irpino il tono della voce, il paesaggio che fa da sfondo e tutte le poesie sono state scritte in Irpinia. La mia terra entra sempre nelle mie raccolte”. E sul futuro dei paesi “In uno dei miei primi libri ‘Vento forte tra Lacedonia e Candela’ parlavo della desolazione che avvolgeva i nostri paesi, oggi mi sembra di poter dire che siamo in una fase del postdesolazione, in cui ad affermarsi è stato un senso di rassegnazione, come se si stesse svuotando il vuoto che già c’è. Si tratta di capire, dunque, come è possibile vivere ancora a Bisaccia, quali ricette proporre per le aree interne. Io resto della mia idea, se non portiamo nuove genti nei paesi non ci sarà futuro. Dobbiamo ossigenare i nostri paesi e possiamo farlo solo facendo arrivare nuove energie, che possono arrivare solo dai giovani. Io emanerei dei provvedimenti per favorire questo tipo di incontri”



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