Compare e scompare. Come il sole di tanto in tanto in un cielo luminoso. E’ il Sud nell’era Draghi-Carfagna. Che rinasce nelle intenzioni quando un governo si avvia. Una storia che si ripete fin dall’Unità d’Ita – lia. Allora, però, il Sud fu protagonista, nonostante i Borboni. Poi, dopo poco, perse il primato e la leadership passò al Nord. Lì, l’Europa era più vicina, l’economia marciava a gonfie vele, la classe dirigente imprenditoriale del centro nord fece così la differenza. Al Sud, feudale, clientelare e trasformista non rimaneva altro che il lamento, le pietose lacrime di una classe dirigente usurpatrice del consenso, la sofferenza di una minoranza intellettuale il cui rigore morale si sperdeva nell’indifferenza come di chi gridasse nel deserto. E’ stata questa la vicenda meridionale da un secolo a questa parte. Il Nord che ormai corre, il Sud che morde il freno. Una presa d’atto che corre sui binari di un treno che procede a ritroso. Con qualche novità che irrompe. Come accadde nel dopoguerra, quando la geniale idea di De Gasperi- Vanoni fece nascere la Cassa per il Mezzogiorno che realizzò, nella sua prima fase, lo sviluppo basato sulle infrastrutture. Poi la contaminazione. Lo strumento di rinascita che cambia pelle. L’idrovora che ingurgita fondi e crea spreco. Così quella grande idea di sviluppo fu massacrata per ridursi al modello meridionale delle piazze, dei marciapiedi e dei fontanini. Ieri come oggi. All’inizio il Mezzogiorno diventa la grande sfida, la parte del Paese da recuperare nella quale investire risorse. Poi lentamente, ma inesorabilmente, tutto torna come prima. Promesse e parole. Nel segno di un autentico Gattopardo. E’ l’effetto notte che continua a rendere buio il territorio meridionale. E’ la complessità di una questione con tante sfaccettature che rende orbi coloro che ritengono di affrontare la realtà pezzo dopo pezzo. E così, mentre qualcosa rinasce, tutto il resto marcisce. Ieri, per stare solo agli ultimi decenni, fu Berlusconi a rilanciare la questione meridionale: Il Patto per il Sud fu solo un esercizio verbale. I suoi successori non fecero di meglio. Matteo Renzi s’inventò il masterplan per il Sud. Diventato fantasma. Passano gli anni, i fondi per il Mezzogiorno sono sempre gli stessi, le percentuali delle risorse destinate al Sud, mai rispettate nella concretezza, variano senza produrre risultato. I giovani scappano dal Sud, la ricerca e le università meridionali sono penalizzate, la sanità è penosa, la scuola del Mezzogiorno è agonizzante. Ma ecco un raggio di sole: il Pnrr (fondi straordinari concessi dall’Europa all’Italia). Anche stavolta le nubi sembra che abbiano la meglio. Nel Sud il vocabolario ripropone termini antichi: ritardi, confusione, mancanza di progetti, progetti mediocri e clientelari, classe dirigente impreparata. Ieri come oggi. Nonostante Draghi e Carfagna. Su tutto il silenzio del Capo dello Stato, da sempre rispettoso del Sud. Il suo tacere è la consapevolezza di non illudere il Mezzogiorno. A Sergio Mattarella spetta ora una grande iniziativa per squarciare le nubi.
di Gianni Festa
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