Sergio Melillo, Vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, si rivolge ai fedeli in merito alla recente attenzione mediatica sul furto di ex voto in oro avvenuto nel palazzo vescovile.
Il Vescovo ritiene che si stia generando confusione tra in fedeli in questa fase delicata. Ha deciso di nominare un avvocato per tutelarsi, dichiarando che parlerà apertamente della vicenda solo quando le indagini saranno concluse, auspicando che la comunità possa così ritrovare serenità e fiducia.
“Dal volgere degli eventi ho ragione di ritenere che il mio atteggiamento non sia stato gradito, registrando l’intendimento quasi punitivo e sempre più pressante, anche per mezzo di accostamenti maliziosi, subdole insinuazioni e mistificazioni varie, ad indurmi a rendere la tanto reclamata intervista: come se ci fosse soltanto un diritto di cronaca e non anche un diritto alla riservatezza. Per la prima ragione, preannuncio che darò mandato ad un avvocato di fiducia per valutare le azioni esercitabili ed eventualmente darvi corso.
Per il secondo motivo mi rivolgo a voi avendo in animo il desiderio di risanare, sulla via della verità, il rapporto di fiducia con il popolo dei fedeli, purtroppo lacerato dal furto sacrilego.
Già all’indomani dell’arresto della suora che, secondo una consolidata prassi esecutiva, aveva in custodia gli ori in un settore dell’episcopio riservato alla sua congregazione ed interdetto al clero, con il mio comunicato del 12 ottobre ho preso atto degli sviluppi delle indagini, caratterizzati, per quanto emerso ufficialmente, da riscontri oggettivi e dalla confessione della indiziata, ho espresso fiducia nell’operato della Magistratura, ancora in corso.
Questa per me è la verità, purtroppo amara e dura a sopportarsi: che una mano domestica si è macchiata di un fatto così empio che nuoce ai beni della Chiesa, infanga scandalosamente la sua immagine, offende la sensibilità dei fedeli e specialmente delle comunità parrocchiali i cui ex voto risultano sottratti, benché in parte.
Non ho voluto rilasciare interviste ad emittenti televisive e testate della carta stampata perché, soprattutto nella attuale fase di ricostruzione dei fatti e di ricerca degli elementi di prova, nel rispetto del segreto istruttorio sulle indagini condotte dalla magistratura inquirente, alla quale, come esponente della persona offesa dal reato, ho reso e renderò la più ampia collaborazione, credo che non sia onesto esprimere giudizi o fare commenti sulla base di dati generici, sommari, frammentari e in continuo divenire o, peggio, non sia conveniente lasciarsi irretire da ribalte mediatiche.
Per queste ragioni ho mantenuto un profilo di sobrio riserbo: il mio silenzio non è volto a celare verità scomode.E per me rappresenta la via giusta, che intendo seguire fino in fondo.
Ciò detto, quando le indagini saranno portate a compimento, con la speranza che sulla vicenda cessi il clamore mediatico e la comunità recuperi fiducia e serenità, vorrò rendere più fitto con voi, grazie anche all’apporto prezioso del presbiterio, il dialogo fraterno, nel comune cammino di fede”.