«Sviluppo industriale ecosostenibile, servizi pubblici all’altezza della sfida e patto per le aree interne». Cgil, Cisl e Uil ‘accolgono’ così la designazione alla presidenza di Confindustria di Emilio De Vizia. Toccherà all’imprenditore di Montefusco guidare nei prossimi quattro anni l’organizzazione degli imprenditori irpini in un momento di crisi economica senza precedenti, rispetto al quale però i tre segretari confederali, Franco Fiordellisi, Doriana Buonavita e Luigi Simeone, si dicono pronti a collaborare.
«Ripartiamo dal contratto nazionale di sviluppo per le aree interne, riprendendo la discussione sulle potenzialità dell’Irpinia e trovando una sintesi rispetto alle politiche messe in campo dal Governo- commenta il segretario Cgil Franco Fiordellisi– Il confronto è necessario per rilanciare il patto per il lavoro e capire che valore dare alla industria manifatturiera irpina, in particolare al settore dell’automotive, con riferimento a Industria Italiana Autobus ed Fca e a tutte le aziende metalmeccaniche del territorio. Il futuro delle nostre aree industriali va ridisegnato adesso: a quarant’anni dal terremoto dell’80 e a quel modello di industrializzazione disegnato all’epoca, registriamo abbandoni eclatanti del territorio, uno su tutti quello di Novolegno, e forti criticità in poli importanti che ancora insistono in provincia. C’è poi la grande questione dei servizi su cui riteniamo il confronto debba essere immediato. Per noi è importante che le aziende che erogano servizi, a partire da quello dei rifiuti, campo in cui anche quelle lavora De Vizia, passando per la gestione del servizio idrico, debbano restare pubbliche e gestite in maniera trasparente ed efficace». Tra le nuove sfide che Fiordellisi evidenzia, quella dell’energia sostenibile: «è necessario aprire un tavolo di confronto con i grossi players nazionali, come Eni e Snam, e individuare nuove strade, come quella dell’idrogeno verde, che ha ampie opportunità anche nel solco del Recovery Plan. Non possiamo vivere di contoterzismo per zone ricche come la Germania o il Nord Italia, o immaginare progetti di sfruttamento del territorio come quello dell’eolico selvaggio o delle trivellazioni petrolifere, ma lavorare per rilanciare un’energia sostenibile a partire dall’Irpinia green».
Priorità che i tre sindacati confederali condividono. «Non possiamo che fare auguri di buon lavoro al presidente De Vizia e dirci pronti al confronto sul futuro dell’Irpinia- dichiara Doriana Buonavita, segretaria di Cisl Irpinia Sannio- l’obiettivo comune deve essere il contrasto alla desertificazione industriale delle nostre terre, che passa inevitabilmente per la valorizzazione delle retro portualità delle Zone economiche speciali, all’interno delle quali sono inserite molte nostre realtà produttive, e la garanzia dell’accesso al credito per chi vorrà investire in provincia. C’è poi l’universo delle piccole aziende, manifatturiere, agroalimentari, produzioni locali che vanno rafforzate attraverso la costruzione di filiere che possano dare slancio al mercato interno e a quello esterno. E, tutti insieme, bisogna chiedere investimenti in digitalizzazione, informatizzazione, e formazione. Solo così si combatte lo spopolamento, creando infrastrutture anche immateriali e puntando su un capitale umano altamente specializzato. Non ultima per importanza, c’è la questione ambientale. Ecosostenibilità e riconversione green sono tra le strade individuate dall’Europa e dal Governo per il piano di resilienza e devono diventare le parole d’ordine del futuro sviluppo industriale dell’Irpinia».
Un piano per il lavoro a cui lavorare immediatamente, nonostante, sottolinea il segretario della Uil irpina Luigi Simeone «De Vizia assumerà la presidenza di Confindustria in un momento quantomai delicato, come è stato l’ultimo della presidenza di Pino Bruno. La priorità delle priorità è costruire le condizioni per far decollare lo zoccolo industriale locale. L’economia irpina, per quanto possa trovare nell’enogastronomia e nel recupero dei suoi borghi una leva importante per il futuro, deve strutturarsi su un’industria solida. Bisogna ristabilire una buona sinergia tra pubblico e privato, assalti all’arma bianca non servono a nulla ma è chiaro che se il mondo dell’industria non trova un sistema territoriale adatto ad ospitarlo non può mettere qui le sue radici. Negli anni ciò che è venuto a mancare è l’offerta dei servizi, gap molto più evidente in Irpinia che in altre zone della Campania. De Vizia ha un know how preciso, e penso che la prima cosa su cui bisognerà costruire momenti di condivisione sin da subito, è un ripensamento della funzione dell’Asi e dunque della gestione delle aree industriali. Una discussione non più rinviabile, che deve diventare di stimolo anche per la Regione. L’Asi deve diventare un’agenzia per lo sviluppo territoriale e non un ente che non riesce neanche a riscuotere neanche i canoni di locazione dagli imprenditori. Il sistema irpino non può fare a meno dell’industria e anche il sistema delle Asi deve diventare attrattore di capitali, investimenti e di fondi che permettano di impiantare qui aziende destinate a durare nel tempo. L’epoca in cui l’Irpinia era terra di conquista a breve termine, con imprenditori che dopo aver usufruito di risorse pubbliche hanno abbandonato il territorio lasciando un deserto industriale ed occupazionale, è finita. Mi auguro infine che Confindustria colga, insieme alle organizzazioni sindacali, la sfida del lavoro trasparente. Mi riferisco alla forza lavoro, ai giovani in particolare che devono avere la possibilità di restare in Irpinia ma sapendo che il lavoro è un loro diritto e che al loro fianco troveranno un insieme di organizzazioni pronte ad appoggiarli in caso qualcuno offra loro scorciatoie o contratti fasulli contraendo ulteriormente i loro diritti».