“Sogno di rivedere l’Avellino in serie B. Il mio cuore è con voi“. Lo ribadisce con forza Stefano Tacconi, nel corso dell’incontro promosso dall’associazione Agape Sport. Tacconi si racconta a partire dal suo volume “L’arte di parare”. Inevitabile il riferimento alla storica salvezza dell’anno del terremoto “Il terremoto del 1980 ci ha uniti come non mai, nessuno ci credeva ma ce l’abbiamo fatta. Siamo riusciti a tenerci stretta la Serie A, nonostante avessimo perso tutto, anche le magliette e l’anno dopo a sfiorare la Coppa Uefa. Fu un’impresa straordinaria, frutto della coesione del gruppo e dall’immenso supporto della città. Quella stagione rimarrà per sempre scolpita nella memoria collettiva come un esempio di resilienza e determinazione. Due anni ad Avellino valgono come venti alla Juventus, lo dimostra il grande affetto che ho ricevuto qui. Ora vorrei rivedere presto l’Avellino in Serie B e poi di nuovo in Serie A. Ho sempre ammirato la gente irpina che ha saputo affrontare le difficoltà con forza e dignità”. Scherza con l’amico Salvatore Di Somma “Era un macellaio, con lui non passava nessuno”
E sulla malattia con cui ha dovuto fare i conti “Sono cambiato profondamente, è stata una lezione importante, ho imparato che la priorità è la famiglia, cerco di vivere con più prudenza e buonsenso, senza lasciarmi dominare dall’istinto. Mentre prima vivevo senza preoccuparmi delle conseguenze delle mie azioni, convinto che ‘Domani è un altro giorno’ Ho sempre trovato la forza di rialzarmi, ma superare certe difficoltà è stato estremamente impegnativo. Boniperti mi consigliava di contare fino a dieci prima di reagire. In passato mi fermavo a due, oggi invece supero abbondantemente il dieci“.
Non risparmia critiche al calcio attuale che “E’ peggiorata sul piano dello spettacolo ma appare più povero anche sul piano tecnico e umano. In passato c’era una coesione all’interno degli spogliatoi e un legame forte con i tifosi. Oggi, invece, i giocatori vivono isolati, rinchiusi negli hotel, spesso senza preoccuparsi dei tifosi che compiono sacrifici enormi per sostenerli”. Non nasconde la sua passione per la cucina, “E’ un progetto che mi piacerebbe portare avanti”
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