Taglio delle tariffe per la sanità accreditata: non resta che pagare o rivolgersi al pubblico, quando risponde

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Senza strutture private la sanità nazionale rischia il collasso, in particolare al Sud dove quella pubblica non è in grado di soddisfare le richieste dei cittadini.
Il taglio delle tariffe per i rimborsi alle strutture accreditate, proposto dal governo attraverso il nuovo nomenclatore sanitario, sarà in vigore al 30 dicembre. Anche se non c’è ancora la firma definitiva, è difficile che qualcosa possa cambiare. La situazione è preoccupante.

In Italia la sanità accreditata eroga dal 60 all’80% delle prestazioni ambulatoriali, a fronte del 2-5% della spesa sanitaria totale. Nel 2023 sono state erogati 800 milioni in prestazioni di specialistica ambulatoriale, di cui il 75% sono esami di laboratorio. I laboratori accreditati in Italia sono dislocati per il 48% nelle regioni del Sud, per il 47% nelle regioni del Centro e per il 27 % nelle regioni del Nord.

Situazione problematica in tutta Italia e drammatica in Campania dove le prestazioni della sanità accreditata concorrono al raggiungimento dei Lea, i livelli essenziali di assistenza: vale a dire che senza il privato il diritto alla salute non è garantito.
Il pubblico, quando risponde, quando è sufficiente. E se ora le liste d’attesa sono infinite, figuriamoci che cosa potrà succedere senza il privato convenzionato. Chi se lo può permettere dovrà pagare il costo pieno dell’assistenza, per gli esami del sangue o altri esami strumentali. Niente provenzione.

Anche sul piano occupazionale sarà un problema: in Campania i laboratori d’analisi privati accreditati in regione sono 411 e danno lavoro a più di 5.000 famiglie: con il taglio del tariffario la sanità accreditata non ce la farà ad andare avanti.

Federbiologi contesta “fermamente “i criteri metodologici e politici utilizzati per la determinazione delle tariffe. Infatti, “le stesse sono state ricavate senza alcun riferimento ai fondamentali principi della concertazione, abolendo ogni confronto democratico con le Associazioni di categoria e ignorando il supporto delle Società scientifiche. Non addentrandoci nei numeri, posso affermare che qualunque Laboratorista pubblico e privato di fronte a queste cifre resta basito in quanto le tariffe appaiono completamente sganciate da ogni contesto lavorativo e professionale”.

“Dopo mesi di lotta di tutto il comparto sanitario per garantire la salute dei cittadini questo provvedimento porterà al tracollo della sanità italiana, alla cancellazione di migliaia di posti di lavoro, all’annullamento di un indotto produttivo significativo, all’azzeramento di percorsi formativi universitari. In attesa del pronunciamento del Governo, pur consapevoli dei danni che ricadranno sui cittadini, siamo costretti a dichiarare la sospensione su tutto il territorio nazionale delle attività di laboratorio”.



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