Teresa Manganiello: antesignana del volontariato nell’Irpinia dell’ ottocento – IL CIRIACO

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di *Antonio Polidoro

Per una serie di provvidenziali concomitanze della storia, per il suo ruolo di “capitale giudiziaria”, per la rilevanza amministrativa perpetuatasi per secoli, per i personaggi a cui ha dato i natali, per un tessuto urbanistico di città “pensata” per la sua singolare funzione, per le sue chiese, i conventi, il suo carcere, testimone muto degli esiti “difficili” dei rivolgimenti sociali che hanno segnato la vita del nostro Mezzogiorno, per la sua storia religiosa…., per tutto questo Montefusco è da considerarsi un centro “illustre” nella realtà irpina di ieri e di oggi.

Il termine è, probabilmente, ridondante e desueto ma rende magnificamente l’idea di un comunità civilissima che ha , peraltro, saputo gelosamente conservare la sua nobile patina di antico nell’urbanistica intatta del centro storico ma anche nella compostezza della sua gente, oltre che nella lungimiranza dei suoi amministratori.

Con Eliseo Danza, l’abate Ciampi, con le figure illustri che hanno sofferto tra le mura del suo carcere, c’è un personaggio, soltanto all’apparenza dimesso nella sua disarmante semplicità, al quale sono state assegnate “qualifiche” che delineano la potenza di una testimonianza di una vita di operosa ascesi .

In questo maggio tormentato ricorre il decimo anniversario della beatificazione di Teresa Manganiello, la ragazza di contrada Potenza innamorata di Dio e dell’ideale francescano della vita, vissuta nel cuore dell’ottocento all’ombra del Convento di Sant’Egidio e nella “formazione permanente” alla grande scuola di Padre Lodovico Acernese.

E in questo maggio difficile, come nei mesi che verranno, la vita delle nostre comunità dovrà rinunciare a tutti i momenti di aggregazione ma , probabilmente, qualche iniziativa sarebbe stata certamente attivata, in linea con la bella ed edificante storia della Congregazione, per fare memoria della “pietra angolare” delle Immacolatine irpine.
Lo avrebbe fatto anche il Comune di Montefusco , sempre particolarmente attento alla valorizzazione delle radici.

Ma qualche parola occorre spenderla, seppur in questo passaggio drammatico della storia dell’umanità. Perchè proprio la natura di ciò che stiamo vivendo valorizza l’opera ( molti avrebbero detto “il carisma”, termine preciso ma , francamente, svilito da un uso disinvolto e distratto…) della “Merlettaia di Dio” o anche dell’ ”Analfabeta sapiente”.
In questi giorni, costretti a domestici momenti di riflessione, abbiamo cercato, trovato e manifestato la parte migliore di noi.

Abbiamo intercettato e valorizzato la naturale aspirazione alla solidarietà, attivato momenti di concreta vicinanza verso chi aveva bisogno di aiuto, ci siamo inventati cose da fare per “dare una mano”, anche nella nostra Irpinia ( un esempio tra i tantissimi la Misericordia di Prata, che ha generosamente dato fondo a tutte le sue disponibilità e alla generosità dei confratelli per acquistare e distribuire mascherine ai concittadini nei giorni tragici dello scorso marzo….).

Intanto la storia della breve esistenza di Teresa Manganiello (1849 -1876) è segnata proprio dall’affiorare, sin dagli anni dell’adolescenza, di una formidabile disposizione al bene, mentre si facevano strada i tratti di una ragazza semplice e innamorata di Dio.
Uno dei più grandi Direttori Spirituali della storia della Chiesa, Padre Lodovico Acernese , individuò, comprese e analizzò questo potente patrimonio spirituale e lo coltivò con gli esiti che conosciamo e che la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente , dopo un processo lungo e complesso che ha visto, in quel fecondo arco temporale, l’azione intelligente e appassionata delle Madri Generali della Immacolatine, Elisabetta Gnerre, Maria Giovanna Santedicola, Psqualina Di Donato Savino e di tutte le figlie di padre Acernese.

Il ruolo del professor Fausto Baldassarre, poi, che ha ripercorso con intelligenza, sicurezza e certosina pazienza, la storia di un’esistenza senza molti riscontri documentari ma con un ricco patrimonio di notizie “ritrovate” nella memoria del popolo, è stato assolutamente centrale e prezioso , come quello del prestigioso Postulatore, monsignor Luigi Porsi.
Un iter lungo che ha trovato nella giornata indimenticabile del 22 maggio 2010, nella vastissima piazza Risorgimento di Benevento un “ teatro” raccolto , dominato dalle sane emozioni delle diecine di migliaia di fedeli giunti da ogni parte d’Italia.

Una festa di colori nei paramenti dei numerosissimi vescovi e sacerdoti, nelle fasce tricolore dei tantissimi sindaci, di un popolo fiero di essere la terra di Padre Pio e di una moltitudine di irpini orgogliosi di sentirsi la terra della prima donna Beata nella loro provincia.

Una festa di popolo con molte emozioni per la ragazza montefuscana sempre pronta a soccorrere, a curare attraverso un sapiente uso delle erbe e con l’unico desiderio di diventare suora di una Comunità che seppe efficacemente ispirare al Fondatore.
In questo giorni di pandemia, nei quali il Grande Papa che guida la Chiesa è diventato il parroco del mondo, rifulge l’esempio di Teresa e la sua naturale disposizione a , curare, consolare, lavorare nella masseria di famiglia con l’ansia di correre, la sera, ad edificarsi nel vicino Convento di Sant’Egidio…”…in un mai smentito orientamento a Dio e al prossimo…” come scrisse il cardinale irpino Giuseppe Caprio nella prefazione ad un volume del Postulatore Mons. Luigi Porsi dal titolo assolutamente e paradigmaticamente significativo e illuminante : “Una contadina maestra di vita”.

Dieci anni sono letteralmente volati da quando l’arcivescovo Angelo Amato, oggi cardinale di Santa Romana Chiesa, lesse la “Lettera Apostolica” che solennemente sanciva la “promozione” di Teresa alla soglia della canonizzazione.

Piazza Risorgimento si riappropriò della sua storia di prestigioso distretto pontificio e divenne per qualche indimenticabile ora una sorta di “succursale” di Piazza San Pietro.
La Congregazione raccolse i frutti di uno sforzo organizzativo senza precedenti portato avanti con provvidenziali capacità e grande intelligenza.

Veniva anche ripagato il lavoro del prestigioso Tribunale Ecclesiastico della Metropolia beneventana che sin dall’istruzione del processo, all’epoca dell’arcivescovo Minchiatti e attraverso la premurosa attenzione a Teresa del successore , il santo e colto Monsignor Serafino Sprovieri, di felicissima memoria, seppe impegnarsi con intelligente sicurezza giuridica.

Di non minore portata l’azione del colto Arcivescovo Luigi Barbarito, raffinato diplomatico atripaldese, che entusiasticamente partecipò a questo affascinante “cammino” di Teresa verso la meta della beatificazione

A Sant’Egidio di Montefusco Teresa trovo’ un sicuro orientamento alla sua forza propulsiva in direzione di uno slancio verso Dio al quale non sapeva, per i limiti della sua istruzione di base, dare un “ inquadramento” spirituale seppur traboccante di una potente religiosità naturale e pura, come certe sorgenti di montagna.

A Sant’Egidio Teresa aveva trovato, come scrisse il Conventuale Padre Antonio Di Monda, scrittore interessante e profondo , “ …il vagheggiato suo ideale di vita, che cercherà di perseguire con slancio ed entusiasmo fino alla sua fine precoce…….”

La Congregazione per le Cause dei Santi finì per cedere alle argomentazione del prestigioso Postulatore e dei tanti studiosi che produssero ricerche e proposero analisi di una personalità soltanto apparentemente semplice.

Oggi un Sagrato, ad un tiro di schioppo dalla Masseria dei Manganiello, ricorda questa grande testimonianza terrena e questa potente fisionomia spirituale.
Fu edificato dalle Suore grazie alla generosa donazione del terreno da parte della compianta signora Dora Di Paolo, titolare di un’affermata Azienda Vinicola.

Un trittico: la Croce, l’Altare, l’Edicola, dovuta, quest’ultima, alla riconosciuta perizia e sensibilità artistica dello scultore Aldo Melillo.

A dieci anni dalla Beatificazione basterebbe, intanto, l’ impegno di dare centralità e nuova visibilità a questo luogo di memoria, attraverso una decisa ed intelligente riproposizione di un personaggio così significativo e ricco di spunti per una umanità disorientata e confusa.
Sarebbe anche un omaggio alle donne, un omaggio attraverso la testimonianza di una giovane che si è spesa, tra il lavoro e la preghiera, così giungendo alla immediata soglia delle “virtù eroiche”.

Ora et labora !, scrisse l’arcivescovo Sprovieri, ha costruito l’Europa; questa regola , apparentemente severa e rigida, costruisce donne autentiche, capaci di vivere le difficoltà dei tempi in modo creativo, attraverso i piccoli servizi qualificati dall’amore, che fa grandi tutte le cose.
E questo anche oggi, quando la stella del servizio, colmo d’affetto, sembra sparita persino dalle case e dal profilo delle mamme !”

*Antonio Polidoro già Professore di Storia al Conservatorio di Napoli



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