Ariano – «Tribunale: occorrono scelte condivise e unitarie». La Fondazione Forense Erminio Grasso, organismo che rappresenta tutti gli avvocati afferenti all’ex Foro di Ariano Irpino, intende “in modo chiaro e inequivoco, esprimere la propria posizione in merito alla auspicata riapertura del tribunale del tricolle”.
Un intervento ritenuto necessario «alla luce delle dichiarazioni di alcuni membri del Governo che hanno espresso l’intenzione di riaprire subito alcuni dei Tribunali soppressi con la riforma del 2012 e di voler adottare una legge delega volta alla fissazione dei criteri per pervenire al recupero di altri Tribunali oggetto di soppressione». Il direttivo della Fondazione Forense Erminio Grasso non intende, quindi, restare in silenzio sulla vicenda anche per evitare, probabilmente, inutili fughe in avanti. La Fondazione, dando per
scontato che il Tribunale di Ariano Irpino «non farà parte di quelli oggetto di riapertura immediata, – tenendo così fede al realismo, ma si apre ad un sogno – tuttavia, potrebbe rientrare tra i Tribunali interessati alla “seconda fase”, quella cioè successiva alla legge delega».
E quindi la possibilità esiste. Ma bisogna essere sempre molto attenti a non cadere nell’ottimismo sfrenato: «rilevato pure che il Coordinamento Nazionale dei Fori soppressi, di cui questa Fondazione è stata sempre parte attiva, è tuttora impegnato a sollecitare una revisione complessiva della riforma che conduca alla piena affermazione del principio della giustizia di prossimità; ravvisa l’opportunità di continuare ad impegnarsi per l’affermazione di tale principio con ripristino dei tribunali soppressi e ritiene che vada confermato ed, anzi rafforzato, l’impegno in seno al Comitato Nazionale dei Fori soppressi». La Fondazione Forense, intestata all’avvocato Erminio Grasso, non si limita solo a fare esercizio di pura testimonianza, anzi prova anche a offrire idee per giungere ad un risultato positivo.
«La Fondazione ritiene che vadano create le condizioni per la costituzione in provincia di Avellino di un secondo Tribunale che possa soddisfare, per numero di abitanti, superficie territoriale e carichi di lavoro quelli che saranno presumibilmente i criteri fissati a seguito dell’emanazione della legge delega. A tal fine occorre – continua il direttivo della Fondazione – assolutamente coordinare gli interventi con il Comune di Sant’Angelo dei Lombardi e gli altri Comuni ricadenti nel circondario di quel Tribunale (anch’esso soppresso nel 2012), cercando di pervenire ad un progetto unitario che salvaguardi e valorizzi la storia e le esigenze di entrambe le strutture, nella consapevolezza che una “concorrenza” tra due progetti alternativi sarebbe letale per entrambi». Insomma si propone una sola struttura per evitare inutili guerre tra poveri. E ci si rimette a chi governa il territorio. «Spetta alle istituzioni politiche e territoriali gestire il delicato passaggio, evitando iniziative estemporanee e non meditate, o comunque, facendo convergere quelle iniziative verso l’obiettivo comune, nella consapevolezza che si tratta di un’impresa difficile e dalla gestione molto delicata. La Fondazione esprime la propria disponibilità a svolgere un ruolo di supporto e di coordinamento, nell’interesse della classe forense e del territorio tutto». Intervento che appare corretto e tempestivo, visto che entrambi i Comuni vorrebbero la struttura nel proprio territorio, anche se non lo dicono e intanto cominciano anche i pruriti di altri Comuni che immaginano di essere la sintesi naturale per ospitare un Tribunale. Ma la sfida deve essere di territorio ampio e non di singoli Comuni.