“Troppe strane anomalie, è tempo di una controinchiesta. Il Pc? Non mi hanno mai chiesto dove sta” – Corriere dell’Irpinia

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“Sono cose di cui non mi occupo, c’è chi le segue”. Chiediamo all’ex sindaco Gianluca Festa di commentare lo stallo nelle nomine del manager di Acs e del presidente del Piano di Zona. Non a caso lo interpelliamo: seppur oggi non rivesta alcuna carica pubblica, molti lo considerano il dominus politico dell’amministrazione di Laura Nargi: i festiani sono la maggioranza in consiglio comunale, occupano quasi interamente gli scranni della giunta, condizionano inesorabilmente il governo cittadino. 
Festa però vuole parlare d’altro: “In questo momento la mia attenzione è rivolta alle verità che stanno emergendo dall’inchiesta ‘Dolce Vita’. Sono soddisfatto, finalmente si sta facendo chiarezza. E possiamo anche immaginare cosa potrebbe accadere”.



Che lei potrebbe essere rinviato a giudizio?

“Due anni di indagini, trentasette utenze telefoniche sotto controllo, decine di dispositivi di sorveglianza installati in varie auto ed uffici comunali, telecamere fisse anche in città, Gps, trojan, e più di dieci agenti di Pg utilizzati per effettuare pedinamenti, il tutto per una spesa, si dice, di due milioni di euro: dopo tutto questo, dopo tutto il clamore mediatico che c’è stato, un fallimento dell’inchiesta sarebbe clamoroso. Sono certo che la Procura non potrà fare altro che richiedere il mio rinvio a giudizio. Altra cosa invece è come finirà l’inchiesta. Ma di questo parlerò quando sarà il momento”.

Non vuole anticiparci nulla?

“Intanto, a settembre scorso, il Procuratore aggiunto Raffaele ha dichiarato dinanzi al Gip di condividere le contestazioni della difesa in relazione alla non autorizzazione di proroga delle indagini formulata dal Procuratore capo Airoma e dal sostituto Del Mauro. Lo stesso rappresentante della Procura ha ammesso che la proroga non poteva essere concessa, ed al Gip non è rimasto altro da fare che negarla. Nonostante ciò le indagini sono comunque proseguite per altri sei mesi. Ma gli elementi raccolti non potranno essere utilizzati. Ritengo che sia un fatto significativamente molto grave”.



Ed è soddisfatto di questo?

“Ho nella giustizia la massima fiducia. Due ordinanze sono state dichiarate illegittime dalla Cassazione. E ci tengo a sottolineare che si tratta di due provvedimenti che non mi hanno consentito la candidatura, condizionando di conseguenza le elezioni e provocando un grave danno a me e alla città. Per fortuna, nelle urne abbiamo vinto”.

Ma tanto basta a tranquillizzarla?

“La verità non si può nascondere. L’avvocato Petrillo ha chiesto per ben tre volte la documentazione cartacea relativa ai nuovi atti che sono venuti fuori al momento della conclusione delle indagini: queste carte non ci sono state ancora consegnate. Ne abbiamo chiesto copia per verificarne l’autenticità. Attendiamo da due mesi di poter effettuare una perizia. Ho diritto a difendermi e non comprendo questo atteggiamento ostruzionistico. Ci troviamo dinanzi ad un comportamento molto strano che meriterà un ulteriore approfondimento, gli accertamenti e le verifiche del caso”.

Lo sta facendo?

“L’ho già fatto nelle sedi opportune, illustrando, in maniera minuziosa, dettagliata e circostanziata, quanto è accaduto e sta accadendo. Chiedo solo di fare chiarezza e presto intraprenderò anche ulteriori iniziative in merito. Ci sono, infatti, altre cose che non si comprendono. Mi chiedo se per le indagini siano state utilizzate persone politicamente contrapposte alla mia amministrazione, alla mia squadra, magari come informatori. Mi domando se siano state utilizzate persone, dipendenti dell’amministrazione, che non potevano che parlare non bene di chi le ha scoperte con le mani nella marmellata. Se fosse vero, sarebbe una evidente e clamorosa anomalia. Vedremo. Noi ci affidiamo alla giustizia”.

Anche perché il processo potrebbe iniziare a breve…

“Le nostre perizie di parte confermano la regolarità, la legittimità dei nostri atti amministrativi. Tutti. Inoltre, ricordo che da agosto abbiamo denunciato che le trascrizioni delle intercettazioni non erano corrispondenti alle reali conversazioni, come ha rivelato la perizia di un tecnico accredito presso le più importanti Procure d’Italia e presso la Distrettuale Antimafia. Parliamo di una perizia di inconfutabile valenza ed attendibilità. Perlomeno, fino a questo momento, una perizia di controparte che confutasse la nostra non è stata ancora neanche commentata. E poiché parliamo di trascrizioni che rappresentavano, di fatto, l’unico elemento di prova che la Procura ed il Gip hanno utilizzato per motivare l’emissione della seconda ordinanza di custodia cautelare nei miei confronti, la mancanza di una perizia della Procura che ne confermi i contenuti da utilizzati dagli inquirenti desta parecchie perplessità e non pochi dubbi sull’accaduto. Ma pure su questo faremo chiarezza a breve, e non credo soltanto noi, per la verità”.

Questa è la sua verità, la versione di Festa. Come lei dice: confidiamo nella giustizia.

“Ci tengo a sottolineare che quelli che ho esposto fin qui sono dati di fatto, non opinioni. Credo che su questa inchiesta e su tutto quanto è successo serva innanzitutto chiarezza, per far emergere la verità, soprattutto nei confronti della città”.

La verità ultima la decideranno i giudici: su questo è d’accordo?

“Al momento non posso che constatare che tre Pm hanno chiesto di andare via, due lo hanno già fatto, ed a loro si aggiungerà anche il capo della Procura di Avellino. Non vorrei essere nei panni dei Gip Argenio e del Pm Del Mauro: pare siano gli unici a rimanere qui. Per tutto quello che sta emergendo e che emergerà a breve, non è peregrina, anzi, l’ipotesi di una indagine ministeriale, una controinchiesta, in pratica. Lo sapremo a breve. Sarebbe devastante per la nostra comunità. Qualcosa in più, ne sono convinto, la conosceremo nel giro di poco tempo”.

Ma le trascrizioni non rivelano nulla di penalmente perseguibile?

“Le intercettazioni che hanno fatto più clamore, quelle contenute nella seconda ordinanza, non corrispondono alle trascrizioni”.

Lei è stato ripreso dalle telecamere mentre porta via un pc dal suo ufficio di Palazzo di città: le immagini sono inconfutabili, o no?



“Questa è la ricostruzione della Procura, non c’è nulla che lo dimostri. Non a caso, in seguito ad una sorta di fuga di notizie, non si comprende bene da chi orchestrata, sono circolate solo pochi equivoci e fuorvianti frame di una mia azione. Questi frame sono datati 5 gennaio. Sono stato accusato addirittura di depistaggio, ipotesi di reato che la Cassazione ha cancellato. Avrei voluto chiarire tutto durante l’interrogatorio di garanzia dell’aprile del 2024, ma non fui messo nella condizione di poterlo fare perché non mi fu consegnato il video, grazie al quale avrei potuto dimostrare plasticamente la verità, smentire l’ipotesi accusatoria e la ricostruzione parziale dei fatti. Mi fu impedito di difendermi, a 15 giorni dalla presentazione delle mie liste elettorali e della mia ricandidatura. Comunque, davanti al Gup spiegherò e chiarirò tutto. Finalmente lo potrò fare”.



Il Pc non è mai stato trovato, dove sta?

“Non me lo hanno chiesto, per la verità. Ed anche questa è una circostanza strana”.



Glielo chiederanno…



“Aspettiamo. Me lo auguro. E ne vedremo delle belle”.



Non c’era nulla di compromettente all’interno di quel Pc?

“Assolutamente nulla. Tra l’altro, l’accusa avanzata dalla Procura nei miei confronti non era relativa alla eventuale presenza di prove di reati commessi da me, bensì ad eventuali prove di reati commessi dai dirigenti Smiraglia e Marotta. Insomma, una ipotesi totalmente priva di fondamento e incomprensibilmente astrusa”.

Secondo lei, allora, una inchiesta di questa portata com’è nata?

“Gli inquirenti faranno chiarezza. Dico solo questo. La prima ordinanza mi è stata consegnata a venti giorni dalla presentazione della mia ricandidatura, e la Cassazione ha dichiarato poi che si trattava di una ordinanza di custodia cautelare illegittima. In pratica, non poteva e non doveva essere emessa, ed è a causa di questo provvedimento che io non ho potuto presentare la mia candidatura. Non solo. Nelle motivazioni che la Procura ha presentato a maggio scorso dinanzi al Tribunale del Riesame di Napoli, in relazione alla esigenza di confermare la custodia cautelare nei miei confronti, è stato scritto che dovevo rimanere ai domiciliari perché le liste elettorali di Davvero e W La Libertà, che fanno riferimento a me, avevano diffuso un comunicato stampa in cui annunciavano che si sarebbero ripresentate alle elezioni. Dunque, io non dovevo rimanere ai domiciliari perché c’era il rischio che reiterassi eventuali reati…Ma le sembra una cosa normale? Infine, sottolineo un’altra strana coincidenza: la richiesta per l’emissione della seconda ordinanza di custodia cautelare nei miei confronti viene effettuata praticamente il giorno successivo al primo turno del voto che sancì che Nargi sarebbe andata al ballottaggio. Gli avellinesi si faranno una propria idea su tutte queste coincidenze, stranamente legate a scadenze elettorali”.

Le elezioni le ha vinte lei o la sindaca Nargi?



“Le elezioni le ha vinte Avellino, le ha vinte un progetto che portiamo avanti ormai da sei anni. Gli avellinesi hanno creduto in ciò che abbiamo fatto, credono fortemente nel sogno che stiamo realizzando insieme, e di questo sono soddisfatto, orgoglioso, mi sento molto gratificato. E non posso che ringraziare tutti gli avellinesi per aver creduto in me ed in noi”.



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