Lo avevamo lasciato, l’ultima volta, diviso tra una rapida scalata in classifica, il ruolo di coach e le esperienze al seguito dell’amico Paolo Lorenzi. Lo ritroviamo, dopo circa un anno, protagonista di una esperienza stimolante a Bordighera, presso il Piatti Tennis Center, dove ha trovato posto come coach del centro.
Il percorso di Soccorso Maffei, insomma, continua ad evolversi e in questo momento il nativo irpino sta vivendo in un ambiente d’eccellenza del movimento tennistico, italiano e non, e ha avuto la possibilità di vedere da vicino i progressi di Jannik Sinner, il giovane talento che lo scorso anno si è aggiudicato le Next Gen ATP Finals, e di interfacciarsi con personalità importanti, su tutte Maria Sharapova.
L’ultima volta ti abbiamo lasciato diviso tra l’attività agonistica e la nuova esperienza da coach. Adesso ti ritroviamo coach a tempo pieno. Come è lavorare con Riccardo Piatti?
“Il Piatti Tennis Center come dice il nome stesso è un centro, non un’accademia. È un punto strategico dell’Italia dove chi ha intenzione di provarci nel mondo del tennis gravita quasi necessariamente .
Lavorare con Riccardo è stancante, seguire i ritmi imposti dalla mole di lavoro richiede un impegno psicofisico enorme, bisogna lasciare da parte ogni altro interesse o hobby ( come l’attività agonistica nel mio caso ) ma credo sia Il posto giusto per allenatori e giocatori che sognano di lavorare insieme a piccoli e grandi campioni”.
Come sei riuscito ad ottenere questo importante ruolo a Bordighera?
“L’incontro con Andrea Volpini ( già premiato come miglior insegnante di tennis in Italia ) quando ero al seguito di Paolo Lorenzi è stato decisivo. Prima in una seduta di allenamento tra Sinner e Lorenzi al challenger di Biella e successivamente a Roma. Avevamo avuto modo di conoscerci e scoprire una forte intesa professionale. Dunque c’è stata una telefonata con Andrea e in seguito un incontro con Cristian Brandi ( doppista italiano in Davis e già coach di altissimo livello). Loro mi hanno indirizzato verso la Liguria”.
Suppongo che voi utilizziate metodi abbastanza innovativi. In che modo questo, oltre all’essere a stretto contatto con importanti personaggi, ha migliorato anche te come allenatore?
“Il cosiddetto “metodo Piatti “ è un insieme di aspetti tecnici e tattici su cui Riccardo ha tenuto alto il focus in questi anni. Il risultato più chiaro di tutti questo lavoro è rappresentato da Jannik Sinner, questo ragazzo gioca seguendo i dettami perseguiti in questi anni a Bordighera. Frequentare il centro significa seguire quel modello di giocatore d’attacco. Io in questi mesi ho imparato tanto, inutile dirlo, da tutto e tutti. In cima alle lista metterei comunque l’esperienza ravvicinata con Riccardo stesso e Maria Sharapova”.
L’emergenza avrà sicuramente inficiato sul regolare svolgimento anche della vostra attività. Come avete vissuto il lockdown?
“Il lockdown è stato un duro colpo per il tennis . Non mi riferisco all’aspetto economico, seppur rilevante, ma alla voglia repressa di allenarsi dei nostri ragazzi. Abbiamo lavorato attraverso i preparatori con le dirette Instagram ben due volte al giorno per un ‘ora e mezza e sollecitato l’aiuto di una mental coach per poter superare la fase 1, la più dura”.
E adesso siete pronti a ripartire?
“La ripartenza è già avvenuta in questi giorni con massima cautela e attenzione ai dettagli. Chiunque voglia accedere al centro ha bisogno di un test sierologico negativo e di una buona dose di pazienza al fine di seguire tutte le procedure rigide ma necessarie. La ripresa al 100% è prevista per giugno quando si spera di poter tornare a lavorare a pieno organico”.
Come dovrebbe migliorare il sistema del tennis qui ad Avellino per poter produrre qualche talento buono anche per gli ambienti che stai vivendo in questi mesi?
“Sono abbastanza ossessionato da questa domanda. Sono mesi che mi chiedo come si possa creare un sistema simile a quello generato da Riccardo in luoghi come Avellino, dove a mio parere non manca nulla per poter lavorare bene.
Certo a Bordigher la vicinanza con Montecarlo rende più semplici le visite di atleti residenti nel principato come Goffin, Dimitrov, Wawrinka e Vekic, ma è la mentalità a dover cambiare. Quando ci si allena accanto a gente così importante , si capisce quanto lavoro c’è dietro e quanto questi professionisti siano atleti prima che tennisti.
In Campania vedo spesso ragazzi e ragazze affacciarsi alle seconda categoria e camminare ad un metro da terra, osannati da parenti amici e, cosa più grave, dai loro allenatori.
A Bordighera questo non è possibile perché il livello è talmente alto che, dopo aver visto Jannik o Felix Aliassime lavorare duramente ed essere ben piantati con i piedi per terra, risulterebbe sciocco fare diversamente. Non dimenticherò mai il mese trascorso a cavallo tra novembre e dicembre 2019 dalla Sharapova in Liguria: vedere una Campionessa di tale livello ,vincitrice di tutti e quattro gli slam, una donna dal patrimonio stimato di 300 milioni di dollari, faticare così duramente e con una concentrazione così alta in ogni singola seduta è qualcosa che mi porterò dentro a lungo e che spero di poter trasmettere. Magari ai figli della nostra amata Irpinia”.