una riflessione storico-politica sul ruolo delle donne nella sinistra italiana – Corriere dell’Irpinia

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Di Rosa Bianco

La presentazione del libro “Le ragazze di via dei Fiorentini” – ed. Liguori, al Carcere Borbonico di Avellino di oggi alle h 16,30 al Carcere borbonico di Avellino, con la partecipazione di Alberta De Simone,  parlamentare della Repubblica e coautrice, insieme a Laura Capobianco, Sandra Macci, con l’ Onorevole Aldo Cennamo, il professor Antonio Tucci che dedicherà un ricordo a Rosanna Rebulla e Alessandra Bocchetti, rappresentante del Centro Virginia Woolf, segna un evento di rilievo non solo per la memoria politica, ma anche per il dibattito storico e filosofico sull’identità femminile e sulla militanza politica in Italia.

Il testo è una raccolta di dieci racconti che attraversano mezzo secolo di storia della sinistra italiana, dalla stagione del Partito Comunista Italiano (Pci) agli eredi Pds e Ds. Le protagoniste, donne con percorsi personali e professionali differenti, sono accomunate da una militanza che unisce l’impegno politico e una forte consapevolezza della propria identità femminile e, in alcuni casi, femminista. Queste voci, autentiche e diversificate, offrono una prospettiva inedita e necessaria sulla politica, tradizionalmente dominata da narrazioni maschili.

Un racconto necessario: donne tra militanza e innovazione

La domanda fondamentale del libro – perché raccontare una storia di partito dal punto di vista delle donne? – trova risposta nella volontà di restituire un patrimonio di memorie e di lotte spesso marginalizzato. La sinistra italiana, per quanto attraversata da ideali di uguaglianza, è stata storicamente segnata da un’impronta maschile. Eppure, come emerge dai racconti, la presenza femminile ha rappresentato una forza dirompente, capace di mettere in discussione schemi consolidati e di proporre una politica “a tutto campo”, libera da recinti tematici imposti.

Le autrici non si limitano a descrivere il conflitto con il paternalismo e il maschilismo interni al partito, ma raccontano di una politica viva e vibrante, costruita con relazioni, battaglie condivise e un’intuizione profonda del cambiamento. Questo approccio si inserisce in un contesto storico più ampio, in cui il movimento femminista degli anni ’70 e ’80 ha rappresentato una forza di trasformazione sociale e culturale, aprendo spazi inediti anche all’interno delle istituzioni.

Un libro di storie, emozioni e conflitti

 Non è un saggio politico, ma una narrazione che unisce intimità e impegno. La scrittura intreccia serietà e leggerezza, offrendo non solo il resoconto di battaglie e vittorie, ma anche il ritratto umano delle protagoniste. Le “ragazze di via dei Fiorentini” sono descritte come donne anticonformiste, poco inclini al compromesso, convinte che la politica potesse essere trasformata attraverso l’irruzione di una nuova soggettività femminile.

Il riferimento a Graziella Pagano, cui il libro è dedicato, dà un tocco personale e commovente: la sua assenza è percepita come una perdita, ma anche come un simbolo della forza delle relazioni politiche e umane che hanno segnato questa esperienza collettiva.

Il valore storico e filosofico del libro

Dal punto di vista storico, il libro si colloca come un contributo fondamentale alla comprensione della sinistra italiana, non solo nella sua evoluzione politica ma anche nei suoi limiti e nelle sue contraddizioni. La filosofia che anima il testo è quella di una politica “dal basso”, capace di mettere al centro l’esperienza concreta e la soggettività. È una filosofia del conflitto, vissuto non come divisione sterile, ma come motore del cambiamento.

Il libro rappresenta anche una critica implicita alla memoria politica dominante, spesso scritta “dai vincitori” e dagli uomini. La scelta di raccontare la “storia minore”, fatta di sconfitte e battaglie quotidiane, diventa un atto politico in sé, un’affermazione di autonomia e dignità.

Un’eredità da raccogliere

Le ragazze di via dei Fiorentini è un libro che parla a più generazioni, offrendo non solo un ritratto di un’epoca, ma anche uno spunto per ripensare il futuro. La storia delle donne nella sinistra italiana, con le sue vittorie parziali e le sue sconfitte, non è solo memoria, ma anche una lezione per chiunque voglia immaginare una politica più inclusiva e libera.

La presentazione di oggi pomeriggio ad Avellino non è quindi solo una celebrazione, ma un’occasione per riflettere sul significato della militanza, della libertà e del cambiamento. Un’opera che, come le sue protagoniste, rimane “una spina nel fianco”: stimola, interroga, provoca, e invita a non smettere di lottare.



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