Usura e racket, a Napoli il pizzo resta un problema “serio”. Ecco i risultati dell’indagine di Libera – Corriere dell’Irpinia

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Per il 44,33% degli operatori economici napoletani il pizzo è un problema “abbastanza”serio; meno allarmante il quadro a Torino e Firenze, con il 17,89% e il 16,84% rispettivamente che ritiene il pizzo “abbastanza” diffuso. Nel capoluogo napoletano, il 40,21% dei rispondenti ritiene che l’usura sia “abbastanza” diffusa, e un ulteriore 16,49% la considera “molto” presente, facendo della città partenopea il luogo in cui questo fenomeno è percepito con maggiore intensità. A confronto, è ritenuta abbastanza diffusa dal 30% dei torinesi e molto dal 3,21%.  Tra coloro che hanno risposto a Firenze, l’usura è abbastanza diffusa per il 20% e solo l’1,06% ritiene che l’usura sia un problema “molto” serio nella propria città.  Diversificate anche la percezione sui fenomeni corruttivi: tra le città, il 73,96% dei rispondenti a Firenze crede che la corruzione per ottenere appalti pubblici sia “molto” o “abbastanza” diffusa, con uno scarto percentuale di 10 punti rispetto a Napoli (63,92%) e Torino (63,76%).

Libera ha presentato stamattina presso l’Università di Torino il dossier “Linea Libera. Estorsione, usura e corruzione. Conoscere per contrastarle” frutto dell’analisi di un’indagine promossa da Libera in collaborazione con il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino e realizzata grazie al contributo del Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo. Lo studio restituisce la lettura delle risposte di 412 operatori economici  di Torino, Firenze e Napoli intervistati da volontari dell’associazione che hanno condotto un’inchiesta “su strada”, incontrando complessivamente 1.356 operatori economici.

“Le mafie e la corruzione- spiega Libera- sono fenomeni che influenzano profondamente il tessuto economico e sociale e che minano la fiducia nelle istituzioni. In un contesto così complesso e delicato, comprendere la percezione e l’esperienza degli operatori economici in tema di mafie e corruzione diviene cruciale per sviluppare politiche efficaci di prevenzione e contrasto. Gli operatori economici, come imprenditori e professionisti, occupano una posizione privilegiata per osservare e subire direttamente gli effetti della presenza mafiosa e delle pratiche corruttive.  Gli imprenditori sono infatti spesso le prime vittime di pratiche illecite, ma possono anche diventare, in alcune circostanze, complici o beneficiari involontari di tali meccanismi. Le esperienze raccontate sono alla base di una campagna di sensibilizzazione, promossa da Libera a livello nazionale, che mira a stimolare l’adozione di buone pratiche, lontane dalla sottovalutazione, per aiutare gli imprenditori a non sentirsi soli e isolati dinanzi a questi fenomeni, conoscere gli strumenti a loro disposizione e giungere quindi a segnalazioni o denunce consapevoli”.

Il report: quadro generale

Il quadro che emerge dalla rilevazione condotta nelle tre città prese in esame restituisce una visione articolata dei contesti e delle variabili di riferimento. Gli operatori economici interpellati manifestano serie preoccupazioni rispetto alle condizioni di legalità e non sottovalutano il rischio criminalità. Le tre città presentano molti elementi di convergenza, ma anche significative differenze e specificità. Secondo le aspettative, su molti aspetti la situazione di Napoli appare più critica rispetto a quelle di Torino e Firenze. Per molti altri aspetti, si rilevano tuttavia problemi abbastanza simili. In particolare la maggioranza degli intervistati ritiene per nulla o poco soddisfacenti le condizioni di sicurezza del quartiere in cui svolgono la propria attività economica. Interessante osservare che la situazione più negativa è percepita a Firenze, dove queste modalità di risposta riguardano il 69% dei rispondenti, a fronte del 54% di Torino e del 51% di Napoli. In tutti e tre i contesti, la presenza mafiosa è connessa all’economia, considerata più dannosa a Firenze e Torino rispetto a Napoli (dove però quasi un rispondente su cinque significativamente non risponde a questa domanda). Molto interessante il quadro che emerge per quanto riguarda l’estorsione e l’usura. Molto più forte la presenza a Napoli rispetto a Torino e Firenze: nella prima città il problema esiste per ben oltre il 50% dei rispondenti. Il problema esiste per un intervistato su cinque per entrambi i fenomeni a Firenze e per l’estorsione anche a Torino, dove invece l’usura è segnalata da un intervistato su tre. Per quanto riguarda la corruzione, un problema fortemente sentito in tutte e tre le città, più sul versante politico a Napoli e con un leggera prevalenza del versante economico invece a Firenze e a Torino. Inoltre, è stato chiesto agli operatori economici “Secondo lei, si può sconfiggere la mafia?” e complessivamente emerge un sentimento di propensione alla “vittoria”, perché oltre il 36% ne è certo e un ulteriore 36% è possibilista (risposta “Forse”). La città di Napoli è quella più ottimista nella riuscita della sconfitta della mafia, di poco seguita da Firenze. Non è però da trascurare che il 12,20% sia del tutto pessimista e dichiara che “non c’è niente da fare”, dato che ha un picco di 18,81% nella città di Torino.

Estorsione

Il fenomeno del pizzo, o estorsione, appare con un’intensità variabile tra Torino, Firenze e Napoli, evidenziando importanti differenze territoriali. Alla domanda se esista un problema di pizzo nelle rispettive città, il 44,33% dei rispondenti a Napoli ha indicato che il problema è “abbastanza” serio, seguito dal 9,28% che lo considera “molto” grave. A Torino e Firenze, i dati mostrano un quadro meno allarmante, con il 17,89% e il 16,84% rispettivamente che ritiene il pizzo “abbastanza” diffuso, e solo l’1,83% e il 2,11% che lo giudica un problema “molto” rilevante. Per quanto riguarda le modalità attraverso cui si impone il pizzo, la richiesta di denaro è considerata la forma più comune, con percentuali simili tra le città: 45,65% a Napoli, 53,19% a Firenze e 51,83% a Torino. Tuttavia, a Napoli emerge con maggior evidenza la conoscenza di altre forme di imposizione, come l’obbligo a fornire prodotti o servizi gratuitamente (6,52%) o l’imposizione di forniture di macchinari o servizi (23,91%). Un ulteriore segnale della pervasività del fenomeno a Napoli è dato dalla percentuale di rispondenti che hanno conosciuto qualcuno che paga il pizzo: il 24,74%, un dato nettamente superiore a quello di Torino (5,96%) e Firenze (4,12%).

Cinque operatori su dieci ritengono che il motivo principale per cui le vittime di estorsione non denunciano il fenomeno è legato alla paura di ritorsioni personali o familiari. Questo timore è particolarmente accentuato a Napoli, dove la criminalità organizzata esercita una pressione significativa sulla popolazione. La sfiducia nelle istituzioni gioca anch’essa un ruolo rilevante (20,49%), riflettendo un sistema che, soprattutto al Sud, è percepito come incapace di proteggere efficacemente le vittime di estorsione.

L’83% a livello nazionale risponde che non è a conoscenza diretta di pizzoFirenze e Torino mostrano percentuali simili (rispettivamente 89,69% e 85,78%), mentre Napoli registra una percentuale sensibilmente più bassa, con il 70,10% di risposte negative. Quest’ultima città riporta anche la percentuale più alta di persone che hanno dichiarato di aver ricevuto richieste di pizzo, con il 9,28%, rispetto al 2,75% di Torino e all’1,03% di Firenze

Usura

Il fenomeno dell’usura, pur meno visibile rispetto al pizzo, appare più pervasivo e presenta caratteristiche preoccupanti. A Napoli, il 40,21% dei rispondenti ritiene che l’usura sia “abbastanza” diffusa, e un ulteriore 16,49% la considera “molto” presente. A confronto, solo il 3,21% dei torinesi e l’1% dei fiorentini ritengono che l’usura sia un problema “molto” serio nelle loro città, anche se il 30% di coloro che hanno risposto a Torino e il 20% di Firenze lo definiscono abbastanza presente, e la percentuale dei non rispondo è elevata. Il dato è confermato anche dalla conoscenza diretta di vittime di usura: il 29,90% dei rispondenti napoletani afferma di aver conosciuto qualcuno coinvolto in questo tipo di attività illecita, contro il 10,55% di Torino e l’11,34% di Firenze. La reticenza a denunciare l’usura è legata a motivi simili a quelli che riguardano l’estorsione: la paura di ritorsioni personali o familiari è il principale fattore, indicato dal 54,61% dei rispondenti. È interessante notare che, a Torino e Firenze, una parte del campione (2,24%) considera l’usura una forma di finanziamento alternativa alle altre, suggerendo una percezione meno stigmatizzata e forse più tollerante del fenomeno rispetto al Sud.  Un altro aspetto critico riguarda la scarsa conoscenza delle tutele legali e dei fondi accessibili disponibili per le vittime di usura. Il 75,69% dei torinesi e il 74,23% dei fiorentini dichiara di non essere a conoscenza dei benefici e delle protezioni riservate dalla legge a chi denuncia tali episodi. A Napoli, la situazione è migliore, in linea con le risposte precedenti sulle tutele legate alle vittime di racket, ma comunque preoccupante: il 67,01% non è informato su questi strumenti.  Le risposte alla domanda se si sia mai stati vittime di usura forniscono un quadro meno chiaro. Solo il 2,18% dei rispondenti complessivi dichiara di aver subito usura, ma il dato sale al 5,15% a Napoli, contro lo 0% di Firenze e l’1,83% di Torino. 

 

Corruzione

La percezione della corruzione nelle tre città esaminate rivela differenze marcate sia nel settore politico che in quello economico. Alla domanda su quanto sia diffusa la corruzione in politica, il 33% dei rispondenti a livello nazionale ritiene che sia “abbastanza” diffusa, mentre il 28,16% la considera “molto” pervasiva. Le percentuali sono simili anche per il settore economico, con il 37,62% che giudica la corruzione “abbastanza” e il 22,33% che la ritiene “molto” presente. Questi dati evidenziano come la corruzione sia percepita come un problema sistemico, sia a livello politico che economico.  Tra le città, il 73,96% dei rispondenti a Firenze crede che la corruzione per ottenere appalti pubblici sia “molto” o “abbastanza” diffusa, con uno scarto percentuale di 10 punti rispetto a Napoli (63,92%) e Torino (63,76%). I dati mostrano che Napoli ha la percentuale più alta di persone che conoscono colleghi coinvolti in casi di corruzione (6,19%) rispetto a Torino e Firenze, suggerendo una maggiore percezione della corruzione in quell’area. Alla domanda sul perché alcuni operatori economici coinvolti in casi di corruzione non si rivolgono alle autorità, il 36,46% a Napoli menziona la mancanza di fiducia, contro il 27,98% di Torino e il 22,83% di Firenze. La paura di ritorsioni resta comunque il principale deterrente, con una media di 39,41%, che vede un picco a Firenze (47,83%) e Torino (41,74%).

Linea Libera

“L’indagine- dichiara Maria José Fava, responsabile di Linea Libera – restituisce un quadro composito del rischio criminalità, e in particolare di quello associato a estorsione, usura e corruzione. Tuttavia è opportuno richiamare l’attenzione sul fatto che si percepisce maggiore allarme su reati di tipo predatorio che non su quelli riconducibili a forme più strutturate e pericolose di criminalità. Il dato trova spiegazione nella maggiore visibilità del primo tipo di reati, peraltro anche fisicamente più vicini alla “strada” in cui sono collocate le attività economiche oggetto di questa indagine. Questa percezione è tuttavia alimentata anche dai discorsi e dalle rappresentazioni veicolate nell’arena politica e nel dibattito pubblico. Come denunciato da diversi osservatori e analisti, l’attenzione nei confronti di fenomeni riconducibili alla criminalità organizzata e a quella politica-economica è in costante diminuzione. Come Libera riteniamo fondamentale e necessario riequilibrare il dibattito, dedicando maggiore spazio e impegno, anche di tipo conoscitivo, a questi temi. Del resto, si tratta di questioni che non possono essere affrontate soltanto sul piano della repressione penale, ma che richiedono una pluralità di interventi sul piano sociale, culturale ed economico, con attenzione alle specificità dei contesti locali. Così come sarebbe altresì fondamentale ricucire e rinsaldare il tessuto fiduciario tra i cittadini e i rappresentanti della politica e delle istituzioni. In definitiva, quindi, non ridurre tutto a un mero problema di ordine pubblico, ma riflettere sui modi di fare economia e politica, e sugli assetti istituzionali che tengono insieme la società, garantendo adeguati livelli di giustizia e di coesione sociale”.

 Nelle prossime settimane Libera promuoverà una campagna di sensibilizzazione su usura, racket e corruzione tesa alla promozione del numero verde Linea Libera (800.582.727), un servizio fondamentale per accompagnare le vittime nel percorso di denuncia e segnalazione. Il numero verde, gestito dall’associazione, rappresenta un canale sicuro e anonimo attraverso il quale imprenditori, commercianti e cittadini possono ottenere assistenza legale, psicologica e pratica nel denunciare situazioni di sopruso o minaccia. Questo strumento offre una soluzione concreta a chi si trova intrappolato nelle maglie della criminalità, tendendo una mano di accompagnamento.



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